La variante delta del covid-19 sta spaventando tutto il mondo, la sua velocità di propagazione e la presenza di vari focolai sparsi in quasi tutte le regioni italiane sta decisamente preoccupando tutti.
La sua contagiosità è superiore rispetto alla forma di Sars-Cov-19 alla quale eravamo finora abituati. Il rischio è che questa possa diventare prevalente da agosto o provocare una nuova brusca ondata di contagi in autunno. Con una situazione sanitaria abbastanza gestibile, come quella attuale, si spera che le Autorità Sanitarie ne possano approfittare approfondendo gli studi rispetto a questa variante del virus, nonostante la sua velocità di propagazione. Ad oggi, in Italia, sono solamente due le regioni a non aver avuto nemmeno un caso, ovvero Valle d’Aosta e Basilicata e il dato preoccupante è che nel resto della penisola i contagi stanno crescendo progressivamente di giorno in giorno. Le vaccinazioni potrebbero tamponare la situazione, dato che le regioni sono ora tutte in zona bianca ed è stato anche cancellato l’obbligo di mascherina all’aperto, e quindi la situazione, seppur sotto controllo, potrebbe andare a peggiorare. Al nord la situazione non è delle migliori, in Trentino si registrano 34 contagi, in Lombardia la variante delta rappresenta ora il 6% e in Friuli, stando alle attuali statistiche, risulta esserci una prevalenza della variante. Nell’Italia centrale è il Lazio, con 17 contagi, la regione più a rischio, mentre al sud i numeri sono decisamente preoccupanti: Campania 83, Puglia 51, Sardegna 43 e Sicilia 30 di cui 14 sono in isolamento a Lampedusa. I dati restano comunque provvisori, molte regioni stanno infatti potenziando le campagne di sequenziamento del virus e avremo informazioni più certe a partire dai prossimi giorni, quando il numero di contagi è destinato ad aumentare.
Il contagio della variante delta può avvenire nell’arco di 5-10 secondi, stando emerso dai dati in Australia riportati nel The Guardian. Dunque l’obiettivo sarà cercare di limitare al massimo questo rischio, dato che in poche settimane, il virus, è riuscito ad “annullare” la campagna vaccinale del Regno Unito, rappresentando ora il 99% dei casi di contagio. Il problema sta nella sua capacità di trasmissione, del 60% superiore rispetto alla variante alpha, ovvero quella più diffusa in Italia fino a questo momento. Stephen Griffin, virologo dell’Università di Leeds, ha affermato che: “È necessaria una copertura vaccinale più alta per proteggere contro una variante più trasmissibile. Dobbiamo davvero, davvero, ridurre i casi e allo stesso tempo lanciare i vaccini”. Quindi sarà necessario accelerare il processo di vaccinazione il più possibile o si rischia di finire in un ciclo di varianti, sicuramente più complicato da contrastare. Catherine Noakes, membro del Comitato scientifico britannico per le emergenze (Sage), ha ipotizzato che l’elevata velocità di trasmissione del virus possa dipendere da tre fattori: gli individui possono avere una maggiore carica virale, potrebbe basta anche l’esposizione ad una piccola quantità di virus o che potrebbero esser sufficienti anche pochi secondi per la trasmissione del virus. La variante delta comporta, probabilmente, anche un maggior rischio di ospedalizzazione, equivalente a più del doppio rispetto alla più nota forma di covid-19. Per quanto riguarda i sintomi non dovrebbero esserci differenze visibili, quindi tosse, febbre, mal di gola ecc.
Nel resto del mondo i dati non sono da meno. Questa mattina, il ministro francese della Salute, Olivier Véran, ha affermato che la variante delta rappresenta ora il 20% dei casi registrati, diventando progressivamente dominante. In Russia i decessi delle ultime 24 ore, legati al virus, sono 652 contro i 611 del giorno scorso, per un totale di 134.545 morti. A Maiorca è inoltre scoppiato un focolaio di 850 studenti, contagiati durante una gita e più di 3.000 soggetti costretti al periodo di quarantena. Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico scientifico (Cts). “Lo stiamo addomesticando, ho l’impressione che si stia adattando a convivere con noi. Sembra più simile ai virus dell’influenza che non al virus pandemico conosciuto all’inizio del 2020. La buona notizia è che i vaccini funzionano contro la Delta”. Riguardo alla protezione dei vaccini, Abrignani aggiunge: “Una sola dose protegge al 70% dalla variante Alfa mentre contro la Delta funziona al 20-30%. Con due dosi si è protetti al 85-90% dalla Delta e oltre il 95 dall’Alfa”. Intanto, il Consiglio Ue raccomanda di applicare il prima possibile le misure restrittive sul movimento dei cittadini.
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