Era il 2012 quando accaddero i fatti a cui facciamo riferimento. Nella nave mercantile italiana c’erano sei fucilieri del Battaglione San Marco della Marina Militare, nelle missioni previste dall’allora Governo, per la protezione delle nostre navi, che attraversassero acque a rischio pirateria. Nelle stesse acque si trovava il peschereccio “St. Antony” con 11 uomini a bordo.
Quando le due navi si incontrarono, il peschereccio venne riconosciuto come potenzialmente pericoloso per le manovre effettuate. Vennero intraprese le regole d’ingaggio previste dal caso e sparati colpi di arma da fuoco che però colpirono a morte due pescatori. Contattata la nave mercantile italiana dalla Guardia Costiera Indiana e avuta conferma di un attacco da parte di pirati, vennero comunque invitati ad attraccare al Porto più vicino. Non venne spiegato alcun motivo, ne venne presa in considerazione la dichiarazione dell’attacco dei pirati. Dopo pochi giorni due fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone furono tratti in arresto, con l’accusa di omicidio volontario.
La Corte dello Stato Indiano ha sempre ritenuto di essere unica titolare del procedimento, spostando perfino l’inchiesta nella giurisdizione della Capitale, Nuova Delhi. Frattanto si accese il dibattito internazionale in ordine alla giurisdizione . La Corte Suprema dello Stato indiano afferma che i due militari debbano essere sottoposti alla giurisdizione indiana, nonostante si trovassero in una nave battente bandiera italiana. I mesi che seguirono furono un continuo di periodi di detenzioni e rilasci dietro cauzione.
Seguirono tempi difficili per i due soldati, per le Autorità e per le Diplomazie. Tra continui rimpalli e rivendicazioni di tempo ne è passato davvero tanto. I due soldati si trovarono alla fine detenuti – all’interno della nostra Ambasciata, senza essere giudicati, ma anche senza essere più liberi. Accusati e inascoltati. L’eco in Italia fu inizialmente grande, ma poi come sempre succede, un po’ alla volta finirono – se non nel dimenticatoio – nell’insieme dei tanti fatti della cronaca.
Attualmente la situazione dei due Marò è che sono sostanzialmente liberi, ma in attesa della sentenza definitiva che arriverà nel 2018. Potranno rimanere in Italia fino al termine dell’arbitrato internazionale in corso all’Aja. Così ha disposto la Corte Suprema di New Delhi. Le autorità Indiane accusano Latorre e Girone di essere gli unici responsabili della morte dei pescatori del peschereccio di quella fatidica notte. Salvatore Girone, dopo tre anni e tre mesi di soggiorno obbligato nell’ambasciata italiana in India, è tornato in Italia raggiungendo di fatto, la famiglia e riconquistando la propria vita. Massimiliano Latorre era già in Italia dal 2014, da quando cioè è stato colpito da un ictus.
Oggi i due fucilieri possono condurre le loro vite liberamente. Non si frequentano ma hanno continue notizie l’uno dell’altro. Massimiliano Latorre, insieme alla nuova compagna Paola sta seguendo le terapie riabilitative delle quali necessita. Conduce una vita schiva e riservata, lontana da giornali e tensioni che certo non lo aiuterebbero. La Famiglia gli è comunque sempre vicino. Salvatore Girone ha ripreso il suo ruolo e i propri spazi nell’ambito lavorativo e familiare. Insieme alla moglie Vania vivono lontano dai riflettori. La speranza che la diplomazia e la politica, oltre che la giustizia riconoscano le reali responsabilità, ciò che è successo quella teribile notte che ha posto fine la vite a due persone, ma ha anche – in parte – rovinato la vita di tante altre persone, persone (due) che molto probabilmente hanno compiuto solo il loro dovere.
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