Martedì 16 giugno il Parlamento ungherese ha approvato una legge che mira a contrastare ogni tipo di promozione dell’omosessualità nei confronti dei minori, quindi per quanto riguarda le ore di educazione sessuale all’interno delle scuole, ma anche con riferimento a contenuti televisivi e film. Il provvedimento è stato proposto dal partito del premier Viktor Orban, ed è stato accettato con 157 voti favorevoli e solo un voto contrario. La nuova legge ungherese è stata oggetto di aspre critiche, provenienti da tutto il mondo: Amnesty International e altre organizzazioni hanno definito la normativa un colpo durissimo ai diritti civili, e un modo per rafforzare omofobia e pregiudizi. Tutti i partiti appartenenti all’opposizione hanno cercato di ostacolare la votazione, affermando di essere in presenza di una forte discriminazione e di una pericolosa propaganda a favore dell’odio.
“La pornografia e i contenuti che rappresentano la sessualità o promuovono la deviazione dell’identità di genere, la riassegnazione del sesso e l’omosessualità non devono essere accessibili ai minori di 18 anni”: così si legge nel testo, che attraverso questo divieto mira a “tutelare i diritti dei bambini”. La norma pone sullo stesso livello pornografia e omosessualità, e perciò riporta una visione distorta e arcaica, sostenuta solo da alcuni ambienti di estrema destra. Appare evidente la somiglianza di tale legge con la legge russa del 2013 che contrasta la propaganda dell’omosessualità tra i minori.
Questa legge non rappresenta un caso isolato all’interno del panorama semi-autoritario ungherese: già a dicembre infatti, il governo Orbán aveva negato alle coppie omosessuali la possibilità di adottare figli, e allo stesso tempo aveva vietato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, attraverso l’adozione di un emendamento costituzionale.
Fidesz, il partito dell’Unione Civica Ungherese, a sostegno della legge aveva dichiarato l’esistenza del pericolo di un’influenza dello sviluppo sessuale dei bambini, attraverso «cosiddetti programmi di sensibilizzazione e campagne anti-discriminazione che possono danneggiare gravemente il loro sviluppo fisico, mentale e morale». Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha dichiarato che la proposta di legge ungherese «va contro gli standard dei diritti umani europei e internazionali», e che le tesi di Fidesz sono del tutto errate.
«Si tratta di una legge incompatibile con i valori fondamentali delle società democratiche europee e con i valori dei cittadini ungheresi, soltanto l’ultimo dei molti vergognosi attacchi ai diritti Lgbtiq dal governo di Viktor Orbán», afferma Anna Donath, eurodeputata ungherese del gruppo liberale Renew europe, considerando la legge uno strumento di violenza e discriminazione.
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