Nelle ultime settimane il caso Cambridge Analytica che ha letteralmente travolto il gigante tecnologico Facebook è stato al centro dell’attenzione dei media globali, soprattutto perché ha dimostrato ancora una volta come i dati che gli utenti condividono quotidianamente attraverso social network e applicazioni di ogni genere possono essere sfruttati illecitamente per motivi completamente diversi da quanto immaginato.
La situazione per Facebook continua ad essere molto complicata, e mentre si attende l’11 aprile, giorno in cui Mark Zuckerberg sarà ascoltato dal Congresso statunitense proprio su questo argomento, arrivano conferme dalla stessa società che dimostrano come il caso Cambridge Analytica sembra aver coinvolto un numero decisamente superiore di profili Facebook di quanto inizialmente ipotizzato.
Le inchieste giornalistiche che hanno portato alla luce la questione, avevano parlato di almeno 50 milioni di profili Facebook coinvolti, i cui dati sensibili erano stati ceduti a Cambridge Analytica, violando le regole del social network, e sfruttati per influenzare l’opinione di milioni di persone in occasioni di alcune elezioni, dalle Presidenziali degli USA che hanno eletto Trump e il referendum sulla Brexit.
Ebbene, Facebook ha deciso di fare il punto della situazione, e attraverso un post pubblicato sul blog ufficiale dell’azienda, ha confermato che ad essere coinvolti sarebbero non 50 milioni, ma addirittura 87 milioni di profili del social network. Per la maggior parte (circa il 90%), sono di utenti statunitensi, ma il resto appartengono a utenti di altre nazionalità, compresi oltre 200.000 profili di utenti italiani.
Intanto Facebook ha ribadito l’intenzione di impedire che un episodio del genere si possa verificare di nuovo. Per fare ciò, dalle prossime settimane renderà disponibile nel News Feed degli utenti un’opzione per conoscere quali informazioni sono state condivise da ogni utente. Inoltre verranno introdotte una serie di limitazioni legate all’accesso dei dati da parte di sviluppatori. Le limitazioni delle API, impediranno ad esempio l’accesso ad informazioni sensibili come numero di telefono, religione e preferenze politiche, e renderanno più difficile ottenere informazioni personali degli utenti.
Del resto il caso Cambridge Analytica ha già avuto delle ripercussioni enormi sull’immagine di Facebook ma anche sui conti. Non a caso fino ad oggi sarebbero stati “bruciati” in borsa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione della società nelle settimane successive allo scandalo. E resta da capire quali saranno le ripercussioni sul futuro dell’azienda, in particolare dopo che Zuckerberg sarà sentito dal Congresso il prossimo 11 aprile.
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