Sono circa 33 i km che distano Roma da Tivoli percorrendo il Raccordo o seguendo la Via Tiburtina fino a destinazione. Perché andare a Tivoli? Ci sono diverse chiese da visitare, Villa D’Este, Villa Adriana, il Tempio della Sibilla, ma soprattutto perché fermandovi per una pausa gastronomica potreste trovare ciò che non vi aspettate…
Aria pulita, immersi nel verde e cibo genuino, però anche qualcosa di diverso del solito ristorante tradizionale e rustico, La Fornarina è un po’ ciò che ti aspetti, ma se ti lasci consigliare e vai oltre il menù sarà una magnifica esperienza.
Il nostro percorso degustazione è iniziato un sabato a pranzo perché volevamo farci viziare e consigliare dallo chef Simone Mancini che ci ha stupito piatto dopo piatto.
Ci arriva il primo entrée e già la vista va in confusione con il percorso: un tiramisù? Si l’ aspetto è proprio quello, ma lo chef non ha voluto stravolgere l’ordine, bensì presentarci un tiramisù di baccalà con crema di patate (al posto del mascarpone) e una spolverata di cacao amaro. L’effetto è stato sorprendente sia alla vista che al palato.
Abbiamo continuato con “l’illusione” del dolce e ci è arrivato un Rocher ma alla Picchiapò: pallina di bollito con panatura di nocciola su salsa di menta e basilico.
Per continuare una spugna (realizzata con il sifone) di amarena e polpo arrosto, un accostamento azzardato, ma interessante e sorprendete, il gusto dolce dell’amarena si sposava perfettamente all’arrostito del polpo.
Un tegamino tradizionale con i manici conteneva le capesante affumicate con guanciale, petali di topinambur in due consistenze (chips e salsa) e maionese al mango. Equilibrate sia la parte sapida del guanciale che la parte dolce del mango.
Un’altra sorpresa sono state le Tagliatelle di trippa, gamberi rosa con estratto di pomodoro a freddo e agrumi, la trippa che siamo abituati a vedere, un po’ spessa e poco raffinata è stata resa molto interessante anche al palato dal taglio sottilissimo che si amalgamava perfettamente ai condimenti.
Un’altro “coup de foudre”per quanto mi riguarda è la vista di queste portate e l’impiattamento, così armonico, ordinato e cromaticamente perfetto che ha ritrovato tutta la sua armonia nella tartare di tonno fresco, zenzero papavero, sferificazione di prezzemolo e estratto di cipolla rossa alla base del piatto. Per continuare una tartare di spada con mela marinata menta e lime, estratto di mela verde e gel di lamponi.
Si procede con un tocco più tradizionale e ci arriva un piatto con animelle fritte alla romana con mille foglie di broccolo, cialde calda di grana e sesamo con e broccoletti ripassati.
Sempre per continuare con una scoperta il prossimo antipasto è del coniglio avvolto in foglie di arzilla (tipo verza) con succo di mela e puntarelle.
Poi si passa al dentice con estratto di pomodoro, burrata e corallo al nero di seppia .
Ma ora arrivano i primi (ero già assorta e soddisfatta dagli antipasti) e si inizia con un profumato Risotto limone e vaniglia.
Il vero protagonista dai sapori molto interessanti è uno Spaghetto alla crema di ostriche polvere di cozze e tartufo bianco con crumble di nocciole.
Ci sarebbero i secondi piatti, ma non posso svelarvi tutto…quindi vi lascio la sorpresa di andarli a provare senza suggerimento.
Non posso andare via senza però assaggiare i dolci e lo chef continua a stupirmi con un dessert dai sapori tradizionali e confort, perfetto per questa stagione fredda:
Pere al vino con granita al vin brulè, crumble di nocciole e spuma di cioccolato.
Un abbinamento da golosi anche per i finti Macarons banana e cioccolata, consistenza perfetta e gusto azzeccato.
Come direbbero i francesi…Bravo!
LO CHEF
Simone Mancini respira la buona cucina sin da piccolo, grazie alle nonne, poi decide di studiare e si forma sotto l’attenzione dello Chef Sandro Masci , si perfeziona con i corsi di pasticceria della Chef Giulia Stefannina
Poi decide di allontanarsi dal Lazio e arriva sul Lago di Garda dove lavora come chef de partie per poi essere illuminato nel periodo in cucina con Adriano Baldassarre, trova il suo modo e il suo stile di esprimersi in una cucina semplice, ma innovativa, con i prodotti del territorio. Predilige la cucina romana, ma gli piace trasformare il piatto, stupire i clienti trasmettendo loro sensazioni sia alla vista che al gusto.
E direi che ci riesce benissimo!
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