A scuola

Oggi, 19 gennaio 2021, per la prima volta dal 5 novembre 2020, i miei figli sono tornati a scuola in presenza.

Tra ieri sera e stamattina, non smettevano di lamentarsi, l’uno per l’entrata troppo presto – dalle 8.00 alle 13.50 – l’altra per l’uscita troppo tardi – dalle 10.00 alle 15.30 – e perché vogliono già interrogare e che non ci si può manco alzare e con le finestre spalancate fa un freddo cane.

Però sono andati. 

Ciascuno nel suo stile – quello delle 8.00 è uscito alle 8.01, quella delle 10.00 un’ora prima – hanno raggiunto le rispettive scuole e varcato di nuovo, finalmente, il cancello verde e il piccolo cortiletto, l’enorme portone e le scale d’ingresso.

A scuola hanno riso sommessamente dei professori maldestri con Teams, tirato un sospiro di sollievo per l’assenza del docente che voleva interrogare, agguantato un banco, sì singolo, ma in posizione strategica, non troppo avanti, attorniato dai compagni più affini e davanti al muro in mezzo alle finestre, che il vento freddo non arriva sulla schiena.

Invece di pranzare stancamente a casa con la loro mamma, hanno colto al volo l’occasione energizzante di trovarsi fuori e la gioia di avere gli amici letteralmente a portata di mano, per mangiare un boccone gironzolando a dispetto del freddo, chiacchierando, incrociando lo sguardo.

Il pomeriggio è trascorso volando, un tempo nuovamente distinto e nettamente diverso, consumato tra lo studio e i commenti.

Stasera a cena erano allegri, ciarlieri, ridanciani. Ironizzavano sulle rispettive giornate, sulle rispettive scuole. E dai racconti fluivano altri ricordi, storie d’infanzia, la trasformazione degli amici comuni.

Da tempo non li vedevo così, lo avevo dimenticato. 

Niente sguardi spenti dalla monotonia delle giornate solitarie. 

Soddisfatti di essere riusciti a stare attenti, catturati da visi e voci reali. 

Raccontando con compiacimento di aver rincontrato a scuola ragazzi conosciuti altrove ed essersi trovati al cancello nello stesso istante con l’amico migliore.

Domani un’altra giornata in DAD. 

Ore incolore e distratte, figurine piccole e distanti, voci disturbate e fruscianti. 

Ma per fortuna verrà giovedì e torneranno a scuola. E la settimana successiva ci andranno addirittura tre giorni su cinque, sarà il loro turno.

In quei giorni avranno occhi più accesi e saranno più vitali. Scacceranno la paura delle interrogazioni, ripassando a mente prima di entrare. Vinceranno il freddo stringendosi nelle giacche e mangiando la merenda. Si muoveranno un po’ se manca il professore.

A cena li sentirò parlare e ridere. Non me lo voglio mai più dimenticare.

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