Camminando per le vie del centro storico di Rieti, anche di domenica mattina, quando le chiese dovrebbero essere aperte e i campanili scandire l’appuntamento delle funzioni, purtroppo la visione del portone serrato è ricorrente : non ci sono parroci.
Ma cosa è successo nel tempo dagli sfarzi della sede papale, al Camminio di Francesco,fino ad oggi… spingiamo il tasto “rewind” e torniamo un po’ indietro per conoscere meglio Rieti .
A circa 80 km da Roma (percorrendo la via Salaria) si arriva al centro dell’Italia, nell’ Umbilicus Italiae così definita da Marco Terenzio Varrone letterato e agronomo romano del 116 A.C.
A testimoniare il “centro” oggi è proprio una struttura tondeggiante che si trova in Piazza San Rufo, piccola piazza del centro storico di Rieti, occupata oltre che dalla struttura, anche dalla Chiesa di San Rufo con facciata neoclassica di Melchiorre Passalacqua (1748) ed interno barocco, ma di origine altomedievale. All’interno della chiesa è ospitato, tra gli altri, il dipinto L’angelo custode (1610-1618) di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, opera di grande valore artistico tanto da essere stata a lungo attribuita al Caravaggio.
Per ripercorrere un po’ di storia: Rieti fu conquistata dai Romani nel 290 A.C. e dopo diverse dominazioni, entra a far parte dello Stato Pontificio e diviene per diverso tempo sede papale.
Proprio la presenza della corte papale crea nel XIII secolo un afflusso di popolazione, così da ampliare la cerchia muraria e modificare l’urbanizzazione della città sabino-romana che nel corso del tempo si era sedimentata.
Il violento terremoto del 30 novembre 1289 fa scappare da Rieti il pontefice Bonifacio VIII che aveva predisposto la costruzione di un grande arco per consolidare la struttura del palazzo papale.
Rieti fu anche scenario di un matrimonio importante e rappresentativo, quello di Costanza d’Altavilla e Enrico VI di Svevia (figlio di Federico Barbarossa) celebrato il 23 agosto 1185, quanto mai singolare poichè in presenza della sola sposa (Enrico era in Germania per i funerali della madre).
Nel 1860 Rieti viene aggregata alla Regione Umbria, ma nel 1927 diventa provincia e annessa al Lazio.
L’origine del nome di questa città è da attribuirsi a Rea Silvia, madre di Romolo e Remo e quindi probabilmente è anche lei la donna raffigurata nella parte superiore dello stemma della città.
Per tornare con l’’attenzione proprio sulle chiese, altra di grande interesse è la Chiesa di San Francesco, costruita nel 1253 e seconda ad essere dedicata al culto del Santo dopo la basilica di Assisi. Francesco scelse proprio la Valle Reatina come rifugio dalla vanità del mondo, per il suo percorso di semplicità e dedizione al Signore, immerso in una natura rigogliosa e di profonda spiritualità.
Oggi Rieti appare ordinata e i vicoli e le costruzioni modificate nel tempo conferiscono alla cittadina quella che è la placida routine di un piccolo centro, ma con tanta storia defluita nel tempo come lo scorrere del fiume Velino, uno dei più veloci d’ Italia, che si lascia guardare da diversi punti e soprattutto fotografare dal Ponte Romano.
Ma Rieti non è solo passato, ma tanta voglia di raccontare anche storia contemporanea con eventi, escursioni e punti di interesse per una comunicazione coinvolgente, efficace e innovativa. Menestrelli moderni e tecnologici sono i ragazzi di Riattivati, una fresca associazione culturale (nata nel 2019) di professionisti che amano la città di Rieti e ne valorizzano le potenzialità promuovendo il territorio, la storia e la cultura, coinvolgendo non solo i visitatori, ma anche la stessa comunità locale. Giacomo Nicolò (presidente) e Silvia Priante (vice presidente) supportati da un efficiente staff di collaboratori organizzano eventi culturali e tour guidati , ma anche digital storytelling e Virtual Tour che permettono allo spettatore di essere parte integrante della storia, immergendosi in una realtà virtuale avvincente, tornare ai tempi lontani, e come in un film rivivere in prima persona tutti i progressi e gli avvenimenti della città.
La Rieti moderna dialoga perfettamente con la parte storica, infatti si può godere di una bellissima visione del Ponte Romano sorseggiando magari un bicchiere di buon vino seduti al Brass Pub, dove è possibile anche gustare dei prodotti tipici reatini .
E se il panorama richiama l’appetito, non si può che rispondere: altrettanta attenzione va riversata sull’enogastronomia locale, un bene comune da sostenere e in cui ritrovarsi, così nasce Le Tre Porte il primo Centro Enogastronomici Turistico Culturale di Rieti, dove cibo, turismo e cultura hanno tutti lo stesso peso specifico .
Entrando al civico 21 di Via della Verdura (mai nome fu più appropriato!) si ha subito l’idea di vero e genuino, con i prodotti freschi in bella vista, gli scaffali con le confetture, l’ olio e tutti i prodotti della Campagna Sabina da acquistare . Ma oltre lo spazio espositivo e di vendita, Le Tre Porte ha un bellissimo primo piano dove l’Osteria “Reati di gola” accoglie chi volesse assaggiare i prodotti sapientemente cucinati dallo chef e dalla sua brigata che lavorano in un grande cucina a vista in fondo alla sala.
Un territorio rappresentativo di tutte le sfide da raccogliere e che i reatini hanno sintetizzato in una prospettiva di economia locale e civile basata su cibo, turismo e cultura, una alleanza per la tutela del bene comune abbinata a un benessere diffuso.
Si ringrazia : la Camera di Commercio Rieti e Viterbo, Visit Rieti, Comune di Rieti, Regione Lazio.
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