L’Abruzzo non ci sta e si autoproclama zona arancione

Le più recenti evenienze legate alla gestione della pandemia hanno condotto a risultati incoraggianti dal punto di vista dei numeri legati al virus, risultati ampiamente scoraggianti dal punto di vista della gestione delle risorse e ad alcune situazioni che si possono definire senza esagerazione tragicomiche. Dopo la bagarre legata alla nomina del commissario alla sanità per la regione Calabria, conclusasi sulle ali dell’isteria col rifiuto della postazione da parte dell’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, adducendo a ragione del rifiuto il fatto che la moglie non volesse trasferirsi a Catanzaro.

Tuttavia, gli ultimi giorni hanno visto l’ennesimo episodio ai limiti del comico, con l’autoproclamazione da parte del Presidente della Regione Abruzzo Mauro Marsilio del passaggio della regione in zona arancione. Il tutto anche senza alcun avallo da parte dello Stato. A quest’ultimo sono attribuite le competenze riguardanti la graduazione delle misure restrittive e il collocamento delle regioni nelle varie fasce di pericolosità, ma non la competenza di firmare la documentazione che colloca la regione in una fascia, o in un’altra, per cui l’ordinanza regionale avrebbe efficacia.

Infatti, è arrivata puntuale la smentita, o meglio, l’invito a ritirare l’ordinanza da parte dei ministri Boccia e Speranza. L’invito è peraltro chiaramente di carattere perentorio, segnale della stizza che il Governo manifesta verso l’iniziativa privata della regione. In effetti, la sovversiva decisione dell’Abruzzo potrebbe, agli occhi dello Stato, configurare un pericoloso precedente se non immediatamente ed adeguatamente fermata.

Si riporta: “L’Abruzzo aspetti mercoledì o sarà ritenuta responsabile dei contagi.” Una semi-minaccia che appare forse sovradimensionata e anche di difficile comprovabilità, vista la difficoltà di risalire ai contagi, ma giustificata dai timori del Consiglio dei Ministri, di cui sopra. Ad ogni modo, la gravità del fatto si attenua naturalmente in considerazione del fatto che appunto mercoledì con ogni probabilità l’Abruzzo sarebbe comunque passato in zona arancione.

Al contrario, la scelta dell’Abruzzo, oltre ad essere figlia della “solitudine” che la vede come unica regione ancora soggetta al massimo grado di restrizioni, è probabilmente anche data dall’accentramento del potere delle scelte che ha operato il Governo in questo periodo di urgenza.

In particolare, il ricorso allo strumento del Dpcm pone decisi dubbi di legittimità quando riferito a misure che comportano la restrizione della libertà personale. L’Abruzzo, in zona rossa dal 18 novembre, ha ritenuto non più sostenibile il pressing dei commercianti, danneggiati oltremodo dalla chiusura forzata in vista del periodo natalizio. Marsilio giustifica inoltre le sue scelte adducendo di aver precedentemente comunicato le proprie intenzione al ministro Speranza, ma a giudicare dalla risposta ricevuta, l’impressione è che ci debba esser stata una falla nella comunicazione.

Ad ogni modo, le disposizioni contenute nell’ordinanza entrano in vigore oggi e pare che la loro efficacia non sarà interrotta dalla piccata risposta di Speranza e Boccia, i quali sottolineano la gravità della vicenda visto il numero di casi giornalieri sempre molto alto.

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