La violenza sulle donne è una realtà ancora molto, anche troppo presente nella nostra società, con numeri impressionanti che dimostrano come siano ancora molti quegli uomini che non riescono ad accettare un no come risposta o che decidono di usare la violenza nei confronti dell’altro sesso, sfociando in molte occasioni in quel terribile fenomeno delle violenze sessuali di gruppo che, oltre a provocare nelle vittime un danno psicologico incalcolabile sfruttano anche l’arma del ricatto per tenere sotto controllo la situazione. Casi del genere, che coinvolgono spesso anche ragazzini, si verificano costantemente in tutta Italia, e un nuovo fatto analogo è venuto alla luce di recente a Reggio Calabria, dove 9 persone sono state sottoposte a misure cautelari con l’accusa di aver abusato per diversi anni, anche in gruppo, di una ragazzina che, quando tutto è iniziato, aveva appena 13 anni.
Tutto è avvenuto a Melito di Porto Salvo, paese nella provincia di Reggio Calabria, dove i carabinieri hanno eseguito le misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale e dal Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, con reati che comprendono la violenza sessuale di gruppo aggravata, la detenzione di materiale pedopornografico, violenza privata, atti persecutori, atti sessuali con una minorenne, lesioni personali aggravate e favoreggiamento personale.
I fatti risalgono all’estate 2013, quando la ragazzina allora 13enne ha iniziato una relazione con uno dei ragazzi del gruppo che, invece di proteggerla, ha sfruttato proprio la sua fragilità per costringerla ad avere rapporti sessuali in numero sempre maggiore anche con i suoi amici, assecondando tutte le sue richieste. Nell’arco di due anni, secondo quando scoperto dalle indagini, il gruppo di ragazzi avrebbe abusato della ragazzina anche in gruppo in diverse occasioni. All’effettiva violenza sessuale, inoltre, si è aggiunta anche la minaccia rivolta alla ragazzina, costretta a sottostare agli abusi, in quanto minacciata dal gruppo di diffondere una serie di foto intime scattate durante le violenze, e di mostrarle anche ai suoi genitori. Il gruppo, nel corso di questo periodo, avrebbe persino organizzato una vera e propria spedizione punitiva nei confronti di un altro ragazzo con cui la ragazza aveva iniziato una relazione, con l’intento di allontanarlo da lei.
Il gruppo di persone arrestate in questi giorni è composto da Giovanni Iamonte, di 30 anni, figlio di Remingo, considerato il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta che opera a Melito, insieme a Daniele Benedetto e Lorenzo Tripodi, entrambi 21enni, e Pasquale Principato, Antonio Verduci, Davide Schimizzi e Michele Nucera, tutti di 22 anni. Del gruppo faceva parte anche un 18enne che all’epoca dei fatti era minorenne, trasferito adesso in una comunità e un altro ragazzo accusato di favoreggiamento personale, sottoposto all’obbligo di presentazione quotidiano presso la Polizia giudiziaria.
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