L’acqua è una risorsa indispensabile per la sopravvivenza degli esseri umani, e in un mondo in cui gli sprechi sono all’ordine del giorno questa risorsa, nel nostro paese, è sempre più spesso utilizzata in maniera esagerata o sfruttata a vantaggio di pochi e a discapito di tanti altri.
Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, ed è proprio in occasione di questa ricorrenza importante che Legambiente e Altreconomia hanno pubblicato i risultati di uno studio che pone l’attenzione su un business, come quello dell’acqua in bottiglia distribuita sul mercato, che solo in Italia raggiunge un valore di 10 miliardi di euro. Ma di questi solo una minima parte finisce nelle casse dello Stato.
Per comprendere quanto importante sia questo business, bisogna ricordare che l’Italia è il primo paese in Europa per consumo di acqua in bottiglia e il secondo, a livello globale, subito dopo il Messico. Sono presenti 140 stabilimenti impegnati nell’imbottigliamento dell’acqua per 260 marchi distribuiti sul nostro mercato, che gestiscono i 14 miliardi di litri di acqua necessari per soddisfare la richiesta, che si attesta in 206 litri di acqua annui pro-capite.
Il problema è che, secondo il rapporto di Legambiente, nel nostro paese l’acqua viene sempre di più gestita come se fosse una risorsa privata, a beneficio di pochi. Basti pensare che solo 2.8 miliardi di euro finiscono direttamente alle aziende che si occupano dell’imbottigliamento, e di questi solo lo 0,6% finisce allo Stato. Questo divario impressionante è da attribuire ai costi irrisori che le aziende devono pagare, stimati in appena 2 millesimi di euro per ogni litro di acqua imbottigliato, un valore 250 volte inferiore al prezzo di vendita di una bottiglia d’acqua.
E’ per questo motivo che, secondo Legambiente, sarebbe necessario applicare un prezzo minimo nazionale di almeno 2 centesimi di euro per ogni litro di acqua imbottigliato, una strategia che permetterebbe alle Regioni di incrementare i guadagni a circa 280 milioni di euro.
L’obiettivo per il futuro è quello di ridurre il consumo di acqua in bottiglia, in favore di quella potabile del rubinetto, un traguardo che contribuirebbe a ridurre anche la plastica dispersa nell’ambiente. Ma al centro del problema c’è anche le condizioni della rete idrica italiana. Il 60% degli acquedotti ha più di 30 anni, in molti casi c’è bisogno di riparazioni e questo contribuisce a provocare una dispersione media del 40.6% delle risorse idriche nel nostro paese.
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