Conosciuto anche come “il mestiere più antico del mondo”, la prostituzione è da molti anni ormai al centro di discussioni in molti paesi del mondo, compreso il nostro, e se continuano ad esistere paesi in cui questo mestiere viene considerato illegale e perseguito dalla legge (oltre che immorale), esistono territori, anche in Europa, nei quali la prostituzione è regolamentata dalla legge e le donne che svolgono questa attività hanno quindi il dovere di pagare regolarmente le tasse.
In Italia questo argomento continua ad essere molto caldo, e nonostante le numerose proposte di legge presentate in Parlamento negli ultimi anni e volte a regolamentare questa professione, nel nostro paese non esiste ancora una legge che regoli la prostituzione per cause diverse che vedono contrapposte diverse parti. In questo contesto, tuttavia, risulta alquanto interessante la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Savona, che in sostanza ha ribadito che nonostante la professione non sia regolamentata in Italia, le escort hanno il dovere di pagare regolarmente le tasse su questa attività.
Il caso, in particolare, si riferisce ad una donna dell’est Europa sulla quale una serie di accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza hanno portato ad una scoperta molto interessante. Controllando i conti correnti della donna, la GdF ha scoperto che la donna nel 2010 aveva guadagnato €36.000, altri €40.523 nel 2011 e €39.395 nel 2012, tutti guadagni che non sarebbero tuttavia stati dichiarati al fisco. Le autorità hanno quindi deciso di approfondire le indagini, perquisendo l’abitazione della donna, ed è qui che hanno trovato un’agenda in cui la donna aveva trascritto tutti gli appuntamenti e i relativi incassi generati in nero.
E’ qui che entra in gioco l’Agenzia delle Entrate, che ha quindi imposto alla escort di pagare l’IRPEF, le addizionali Irpef comunali e regionali e persino l’IVA al 21%. La donna non avrebbe dichiarato i proventi della sua attività in quanto la prostituzione non è ancora regolamentata dalla legge, ma questo secondo la Commissione Tributaria di Savona non conta. La prostituzione, soprattutto se abituale e ben organizzata, può essere considerata una prestazione di servizio verso corrispettivo, e secondo una sentenza della Corte di Giustizia Europea le prostitute possono essere considerate delle lavoratrici autonome. E’ per questo che, in quanto tali, anche le escort devono pagare le tasse.
A questo punto la donna dovrà quindi provvedere a pagare le tasse sui profitti generati dal 2010 al 2012, e come imposto dal tribunale, dovrà anche versare €2000 per pagare le spese legali, essendo stato respinto il suo ricorso.
Del resto quello della regolamentazione della prostituzione in Italia resta, come già detto, un tema caldo, che in molti tuttavia vedono come qualcosa di necessario considerando che la legalizzazione potrebbe contribuire a ridurre lo sfruttamento, rendere più sicura l’attività per le stesse prostitute e, in ultimo, generare entrate consistenti nelle casse dello Stato.
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