Tutto è successo in silenzio, senza darne troppo risalto. Per lo Stato Italiano, Anna Maria Franzoni ha scontato la sua pena ed è oggi libera. Se questa donna, ritenuta colpevole, ha scontato i 16 anni (più o meno) previsti dalla sentenza definitiva, può tornare a casa dai suoi figli e da suo marito. Un altro figlio, secondo le indagini e la sentenza di primo, secondo e terzo grado, è stato da lei ucciso con dei colpi al capo. Lei però ora può tornare a crescere, in piena tranquillità i suoi due figli. Se invece, si è trattato di un enorme errore giudiziario, questa donna ora è libera di tornare alla sua vita, dopo aver scontato, con tutte le attenuanti, i permessi e l’indulto concesso, i suoi quasi undici anni tra carcere e semi-libertà.
Una storia molto strana quella di Anna Maria Franzoni, c’è un velo di mistero sia intorno alla sua figura, ai fatti, alla sentenza, ai ricorsi, alla pena, ai permessi. Come se tutto, comunque, non fosse mai stato chiarito e come se nessuno fosse mai stato certo di quello che dovesse realmente toccare all’accusata.
I Fatti:
il 30 gennaio 2002 il piccolo Samuele venne trovato morto con dei colpi inferti al capo. Da subito gli inquirenti avevano visto in lei, l’unica imputata per questo delitto. C’erano dei buchi nella ricostruzione di quanto raccontato. Aveva dichiarato di aver accompagnato il figlio più grande allo scuolabus e al rientro in casa, aver trovato il figlio ricoperto di sangue che vomitava. Sin dai primi soccorsi era apparso evidente che c’erano colpi inferti al capo crisi respiratoria. La vicina di casa, medico, intervenuta sul posto, non aveva potuto far molto, fino all’arrivo dell’eliambulanza. Samuele però alle 9.55 era morto. La Franzoni aveva provato a raccontare di storie, e grazie all’avvocato Taormina ribaltare le accuse, cercando di depistare le indagini, di portarle verso chi si era introdotto in casa, quella mattina e le aveva ucciso il figlio. Tali accuse erano andate a vuoto e tutto poi sempre ritornava su di lei. Tra sentenze e ricorsi, una terza gravidanza, negli anni è stato un continuo entrare ed uscire dal carcere, senza una vera e propria sentenza definitiva. Questa arriva solo nel 2008, con un processo che è durato sei anni e quattro mesi. Un Evento che ha coinvolto numerose figure, tanti periti (anche dalla Germania), accuse di diffamazione. Tutto però ha favorito l’unica imputata. Da trent’anni la sentenza definitiva, con attenuanti e varie perizie psichiatriche, a soli sedici anni. Nel 2007 Entra in carcere a Bologna. Ne esce nel 2014 per scontare il resto della pena ai domiciliari nella casa di famiglia a Ripoli Santa Cristina.
Una storia molto particolare quella di Cogne. Il delitto del piccolo Samuele forse non sarà mai chiarito del tutto. La mamma, che si è sempre professata innocente è oggi nuovamente una donna libera e nessuno potrà mai più dire nulla.
Samuele però è stato ucciso, e per come le persone comuni intendono associare la parola giustizia, pena, condanna, qualcosa qui comunque sfugge. In realtà Anna Maria ha scontato meno di undici anni di carcere, poi per buona condotta ha ottenuto di poter lavorare presso una coop. Ha partecipato a programmi di reinserimento e a beneficiato di tre anni di indulto, dopo che dal 2014 aveva gli arresti domiciliari. Lei continua a dichiararsi innocente, continua ad accusare qualcuno di essere entrato in casa, però d’estate, marito e figli (dal 2013, cioè dal dissequestro), in quella casa ci sono tornati a trascorrere le vacanze.
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