Il lavoro minorile è un fenomeno che, purtroppo, coinvolge centinaia di milioni di bambini in tutto il mondo, concentrato maggiormente nelle zone più povere del pianeta, sfruttati e costretti a lavorare in condizioni disumane.
Non può quindi che far riflettere l’ultimo rapporto diffuso dall’organizzazione Amnesty International, secondo il quale colossi tecnologici del calibro di Apple, Samsung e Sony (ma non solo) non sarebbero in grado di effettuare i controlli adeguati, utilizzando all’interno dei propri prodotti materiali ottenuti sfruttando il lavoro minorile.
Il rapporto in questione si riferisce, in particolare, alla Repubblica Democratica del Congo, il paese nel quale viene estratto il 50% del cobalto utilizzato all’interno delle batterie agli ioni di litio utilizzate appunto nella produzione di smartphone e auto elettriche.
Secondo quanto emerso, in queste zone del mondo verrebbero sfruttati bambini con età a partire dai 7 anni per estrarre il cobalto dalle miniere, minerale che in seguito viene venduto a società come Congo Dongfang Mining, Zhejiang Huayou Cobalt Ltd e Huayou Cobalt che in seguito lo lavorano e lo rivendono a compagnie in Cina e Corea del Sud che lo usano per produrre batterie destinate ad Apple, Samsung, Sony ed altri importanti produttori.
Secondo Amnesty International sarebbero almeno 40.000 i minori sfruttati nelle miniere di cobalto.
Apple ha risposto al rapporto confermando di valutare decine di materiali differenti proprio per identificare il lavoro e i rischi per l’ambiente, mentre Sony ha dichiarato di essere in contatto con i fornitori per affrontare questioni fondamentali come i diritti umani e le condizioni di lavoro, mentre Samsung ha spiegato che bloccherà i contratti con le società che sfruttano il lavoro minorile.
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