Si paventa l’introduzione di una nuova Tassa, tra le tante già presenti che dovrebbe colpire i produttori/allevatori/Macelli . Secondo tale disegno (che forse però non avrà mai concretizzazione per motivi legati al Covid-19, che ha comunque interessato tutti i settori della produzione, e ultimamente proprio quello dei macelli), gli allevatori contribuiscono all’inquinamento ambientale, in particolare dell’aria, con l’immissione – nella lavorazione della carne – di polveri sottili nell’atmosfera. L’imposta andrebbe a incidere sull’aliquota IVA, così da recuperare un gettito rilevante.
La giustificazione a questo disegno, è la tutela della salute dei cittadini e ambientale. Non si agirebbe in maniera costruttiva imponendo filtri e sistemi di aspirazione durante la produzione, ma solamente tassando. Qualcosa, che nei fatti, non troverebbe una concreta giustificazione riconducibile alle premesse.
Tassare la carne per far lievitare i costi e indurre a un minor consumo è la cura. La lavorazione della carne sarebbe dannosa per l’ambiente per l’uso di ammoniaca e conseguente rilascio nell’aria di particolato – polveri sottili, è qualcosa che non può trovare consensi, se non viene accompagnato da reale e concreta tutela della salute. In Italia sembra che il maggiore inquinamento (38%) sia proprio causato dagli impianti di riscaldamento delle abitazioni. Al secondo posto (15%) proprio lo stoccaggio delle carni e immissione di ammoniaca e particolato, c’è poi l’industria e i trasporti, rispettivamente per il 11% e 9%.
L’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel documento pubblicato, denominato “Italian Emission Inventory 1990-2018. Informative Inventory Report 2020” ha evidenziato attraverso una descrizione dell’analisi delle sorgenti chiave e dell’incertezza ad esse associata, le referenze delle metodologie di stima così come le fonti dei dati di base e dei fattori di emissione utilizzati per le stime, una descrizione del sistema di Quality Assurance/ Quality Control e le attività di verifica effettuate sui dati. Scopo del rapporto è agevolare la comprensione delle procedure di calcolo delle emissioni, fornendo un confronto tra i contributi relativi delle diverse fonti di emissione facilitando l’identificazione di politiche di riduzione. Tali emissioni risultano in decrescita in tutti i settori presi in esame. Nel settore in Esame, invece non ci sono indicate soluzioni, se non ricorrere ad una riduzione dei Capi lavorati e pensare ad opzioni tecnologiche.
Un’ulteriore imposta indiretta, dovrebbe aumentare il costo di produzione e spingere ad una diminuzione della produzione stessa, come anche del consumo. Questo tipo di discussione ha abbracciato molti Paesi Europei. Ma a parte le tasse per ridurre il cuneo fiscale, in nessun ambiente se non nell’ambito della Ricerca, si è pensato a come ridurre l’inquinamento, piuttosto che tassarlo, per ridurre la produzione.
In Italia, intanto si pensa ad innalzare l’IVA dal 10 al 22%, una nuova “scusa” per aumentare il gettito. Il documento “studiato” viene inserito in un progetto per ridurre “il cuneo fiscale sul lavoro (…) con la revisione del sistema di incentivi ambientali” così da riuscire ad allineare “gli obiettivi ambientali e sociali a cui il paese si ispira a livello europeo e internazionale”.
I calcoli fatti sul gettito Iva vanno nella direzione nella quale, il consumo al kilo avrebbe un incremento variabile (secondo il tipo di carne – bovino/ovino…ecc) tra i 0,80 al 1,50 euro in più al kilo, che si tramuterebbero in tanti soldi per lo Stato, e conseguentemente una riduzione del consumo. Ciò genererebbe una diminuzione delle polveri sottili e consentirebbe di finanziare una riduzione dell’Irpef, modificando contestualmente il paniere di spesa a seguito della variazione dei prezzi.
Economia a parte, mai da nessuna parte viene menzionato un sistema per ridurre materialmente l’inquinamento (che costerebbe), ma sempre un aumento di costi per ridurre la produzione. Tutto a beneficio dei consumatori. Seguendo il loro ragionamento, i cittadini vedendo un aumento dei costi cambierebbero destinazione dei loro consumi. Come per le recenti sugar tax e carbon tax, l’idea generale vorrebbe essere quella di cercare di ridurre la tassazione sul lavoro e aumentare la tassazione indiretta, per indurre comportamenti più virtuosi per l’ambiente e per la salute, “Insomma se non vuoi inquinare, aumentiamo il prezzo delle auto e tu vai in bicicletta, non inquini e stai in salute”
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.