Corrado Augias ha rinunciato, o meglio, ha restituito la propria Legion d’Onore francese, in seguito all’assegnazione di questa in gran segreto da parte del Governo francese al premier egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Un gesto simbolico, di protesta, ma anche di coerenza con i valori democratici che ineriscono all’assegnazione della Legion d’onore stessa, il più alto riconoscimento “cavalleresco” da parte del Governo francese.
Augias intitola il proprio gesto alla memoria di Giulio Regeni e assume una certa rilevanza il contesto nel quale si viene a sviluppare la vicenda, con l’emergere di risultati delle investigazioni che ormai lasciano ben pochi dubbi riguardo alla malafede delle Autorità egiziane, in merito alle quali può rimanere opaco il quadro riguardo alla materiale esecuzione dell’omicidio, ma non riguardo al volontario depistaggio delle indagini verso l’ipotesi di una banda di criminali di strada, ormai è chiaro, assolutamente inesistente.
Dunque, emerse senza più possibilità di ribattuta le responsabilità del Governo egiziano, ancora da capirne l’entità precisa, in merito alla morte del giovane ricercatore e attivista italiano, si attendono anche le mosse del Governo italiano. Abbiamo già descritto nelle settimane precedenti l’immobilità manifestata da Palazzo Chigi, e, rispetto alle più recenti emergenze, il silenzio risulta molto più risonante di un’alzata di voce. Nel contesto generale, peraltro, c’è da aggiungere la vicenda che vede un altro studente italiano, Patrick Zaki, attualmente in carcere e la cui custodia è stata ulteriormente prolungata di altri 45 giorni.
La mossa di Augias ha un valore simbolico, che può acquistare risonanza solamente se seguito in massa. Un eco è già stato prodotto, visto che a breve distanza dalla notizia riguardante Augias, si sono aggiunti a ruota Sergio Cofferati, Giovanna Melandri e Luciana Castellina. Giuseppe Civati richiede adesione massima a questa sorta di “boicottaggio” intellettuale nei confronti delle onorificenze francesi, che mira a toccare la sensibilità del paese europeo e ad alimentare consapevolezza, almeno nella comunità europea, riguardo alle battaglie che sta combattendo l’Italia con l’Egitto.
La speranza è poi quella che le azioni della comunità accademica siano seguite anche da atti ufficiali: è forte la spinta nei confronti di Palazzo Chigi affinché l’Italia ritiri il proprio ambasciatore dall’Egitto, mossa anche questa simbolica, ma di indubbio valore dal punto di vista delle relazioni internazionali.
È particolarmente simbolico, tuttavia, un passaggio della lettera rivolta a Macron con la quale Augias restituisce la Legion d’Onore, nella quale spiega la situazione di stallo in cui l’Italia è costretta. Augias spiega come l’Italia si trovi di fronte ad una “alternativa del diavolo”. Da un lato, mantenere relazioni diplomatiche e tradire la memoria di Regeni, dall’altro, interrompere le relazioni diplomatiche e venir rapidamente sostituita da un altro paese europeo, quindi registrando solamente una netta perdita economica, senza che questa sia bilanciata da un cambiamento di regime da parte del paese nordafricano.
Insomma, la verità è che perché l’Italia si possa permettere di adottare una linea dura con l’Egitto, è necessario che sia sostenuta anche dal resto della comunità europea e deve inoltre tener presente che è in corso una situazione potenzialmente esplosiva, con la reclusione di Zaki, che va valutata bilanciando bene i rischi. Proprio per questo, la scelta di Augias appare la scelta giusta al momento giusto, che toglie un po’ di peso rispetto all’urgenza dell’azione governativa, in attesa di vedere quale sarà l’eco.
Quanto è certo è che, dovesse permanere il panorama attuale, l’Italia dovrà fare una scelta e dovrà essere una scelta che tenga ben presenti i valori del paese.
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