Gli Italiani, secondo un rapporto pubblicato da Unimprese, scelgono di accumulare i risparmi sui conti correnti, cercando di comprimere il più possibile i consumi. In un anno sono stati accumulati sui conti correnti di privati e imprese circa 58 miliardi di euro in più, congelati in attesa di avere le idee più chiare su ciò che accadrà in futuro. Una scelta che però non viene “premiata” dalle banche, che di contro devono fare i conti con bilanci sempre più rigidi e difficili da gestire. Come primo effetto c’è stato quindi un aumento dei costi medi applicati sui conti correnti.
Molti italiani se ne stanno accorgendo in questi giorni, come accade come ogni fine anno quando arriva il riepilogo, con le spese di chiusura delle competenze dell’anno appena passato. Infatti si registra un aumento di ricerche e consultazioni di siti online per constatare ad esempio le opinioni chebanca conto corrente Apprendistatoprovinciaroma.it oppure su siti simili, con l’obiettivo di risparmiare scegliendo conti più snelli e convenienti.
A calcolare l’aumento medio è stato lo stesso presidente dell’Abi. Ad esempio su un conto con 228 operazioni all’anno, il costo è cresciuto del 13%. Se invece di guardare i conti tradizionali si punta a quelli online, allora si nota un aumento dei costi maggiore, ovvero pari a un +17%. I calcoli fatti dall’ufficio studi di Abi ha portata alla compilazione di un’apposita classifica che ad esempio, con la fine del 2016, ha visto andare in vetta Ubi Banca. Completamente assenti banche tradizionalmente considerate tra le più vantaggiose, come ad esempio Ing Direct e Mediolanum.
Tuttavia il giudizio della convenienza è stato fortemente condizionato dal tipo di “operatività” scelta per il calcolo degli aumenti, quindi questi risultati non vanno presi come oro colato. Di contro fare un check up al proprio conto, e confrontarlo con le spese pagate negli anni passati, a parità di abitudini di utilizzo ed operatività è diventato una vera e propria necessità.
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