Qualche tempo fa avevo visto uno speciale a Le Iene in cui mostravano il cimitero di un paesino disperso chissà dove, in cui le salme riesumate dopo anni e anni erano ancora intatte, come appena sepolte. Sembrava più un servizio di magia o del mistero, ma a quanto pare è invece quello che avviene un po’ in tutti i cimiteri. E non c’è niente di magico, anzi.
Cimiteri super affollati, loculi che segnano il tutto esaurito, file al camposanto… e non perché ci sia una mortalità aumentata anzi, ma perché le salme, una volta trascorsi gli anni necessari alla riesumazione, sono ancora intatte. Niente polvere, niente piccoli resti da spostare, ma corpi mummificati. A quel punto si richiude e via, lo spazio non viene liberato. Devono passare 10 anni dalla morte se sepolti in terra e ben 35 se nei loculi, dentro le bare zincate. Ebbene né in un caso né nell’altro si può procedere allo spostamento dei resti. Non dipende quindi da come vengono conservate le salme.
Una spiegazione che trova risposta nella teoria del professor Robert Seth che mostra come l’inossidabilità del corpo sia direttamente proporzionale alla dieta alimentare contemporanea, priva di batteri e ricca di conservanti. Si aggiunge poi il documento con il rapporto tra cadaveri e ambiente dell’ingegnere Daniele Fogli, Presidente del Comitato di Lavoro per i Cimiteri ed i Crematori. Secondo quest’ultimo il rallentamento dei processi di decomposizione dipende anche dai medicinali che si assumono in vita che possono sicuramente influire poi sull’attività batterica post mortem.
Quindi per mantenersi intatti fin dopo la morte, basta continuare a imbottirci in vita di antibiotici e cibi pieni di conservanti o scegliere la via della cremazione con un sorpasso su chi è in fila in attesa del loculo perfetto. La scelta delle ceneri sta prendendo sempre più piede e la possibilità di disperdere le ceneri nella natura, una scelta ecologica e salva spazio, ma anche sentimentale e per un degno addio.
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