Barriera corallina: come si è formata ed i pericoli che sta correndo

Le barriere coralline sono delle foreste sottomarine ricche di specie viventi. Si pensa che almeno il 25% di tutte le specie marine del mondo vivono nelle acque delle barriere coralline. Le barriere coralline sono “costruite” da piccoli organismi dalla forma a polipo che necessitano di acque limpide, illuminate e ossigenate per poter vivere.  Questi minuscoli polipi si radunano in colonie chiamate appunto Coralli, e vivono in simbiosi con delle alghe unicellulari. I coralli hanno bisogno di determinate condizioni per vivere, tra cui buona illuminazione, temperatura marina compresa tra 20° e 30 °C ed elevata salinità.

Attraverso il processo di fotosintesi di queste alghe, i piccoli organismi costituiscono una sorta di scheletro di carbonato di calcio che assume funzione protettiva e di sostegno. Col passare del tempo, questi scheletri si fondono tra loro creando delle strutture coralline dure come la roccia. Fu Charles Darwin nel 1842 a proporre una classificazione delle barriere coralline in tre tipi principali: le scogliere coralline intorno alle isole, le barriere coralline e gli atolli. Darwin notò anche che, nel tempo, a volte un tipo si può evolvere in un altro. Molti pesci della barriera corallina hanno la capacità di cambiare sesso nel corso della vita, altri addirittura sono ermafroditi e fungono indifferentemente da maschio o da femmina.

Secondo uno studio congiunto della Jacobs University Bremen, dell’Università di Brema e del Leibniz Centre for Tropical Marine Research, pubblicato anche sulla rivista scientifica Global Change Biology, il 94% degli habitat della barriera corallina del mondo si trova in pericolo. Questo ecosistema, infatti, risente molto dei cambiamenti climatici e, soprattutto, dell’aumento della temperatura dell’acqua. Lo studio è stato effettuato in sei differenti aree del mondo, dove si trovano le barriere coralline: nei Caraibi, nel Sud-Est asiatico, nell’Oceano Indiano, nel Pacifico, nel Mar Rosso e al largo dell’Australia per la Grande Barriera Corallina. Da quanto è emerso: il 22% delle barriere coralline è minacciato da fattori locai, l’11% da fattori globali ed il 61% da una combinazione di entrambi (leggi anche Entro la fine del decennio il pianeta potrebbe aver perso tutte le proprie barriere coralline ). 

L’impegno del WWF per le aree marine protette mira alla tutela della biodiversità, garantendo benefici alle popolazioni locali. Favoriscono infatti, l’allevamento sostenibile di pesce e di frutti di mare per ridurre l’impatto della pesca e creare allo stesso tempo opportunità economiche. Inoltre, lavorano anche con i consumatori e le catene dei ristoranti, spingendoli ad adottare politiche di approvvigionamento responsabili. Promuovono infine il turismo sostenibile, con il coinvolgimento delle comunità locali, affinché sia possibile conciliare la conservazione della natura e il miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Dunque importante è lottare con i cambiamenti climatici, con la promozione dell’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili per la conservazione delle barriere coralline.

https://www.wwf.it/specie-e-habitat/habitat/barriere-coralline/

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