Joe Biden, membro del partito democratico e candidato a Presidente degli Stati Uniti alle elezioni che si svolgeranno a novembre 2020, ha annunciato sul suo profilo Twitter che, qualora venisse eletto, spingerà per il riconoscimento del genocidio armeno avvenuto tra il 1915 e il 1917.
Nonostante sia una delle più gravi atrocità commesse nell’ultimo secolo, questo tema molto raramente viene affrontato in maniera adeguata dai mezzi di informazione e dalle istituzioni scolastiche. Dunque, al fine di comprendere a pieno la portata della dichiarazione di Biden, appare utile ricordare per grandi linee gli avvenimenti di quel periodo.
Le milizie dell’Impero Ottomano si resero protagoniste di innumerevoli crimini, tra cui uccisioni e deportazioni forzate, ai danni degli armeni di fede cristiana.
Il reale numero delle vittime non è facilmente accertabile: infatti, le fonti armene riporterebbero almeno due milioni e mezzo di morti; mentre le istituzioni turche, al contrario, non ne conterebbero più di duecentomila.
A prescindere però dalla quantificazione, sembra quindi che tutte le condizioni elencate dalla Convenzione ONU del 1948 siano soddisfatte e, di conseguenza, non pare ci possano essere particolari dubbi circa la riconduzione di quegli atti alla fattispecie genocidaria.
Tuttavia la Turchia non ha mai accettato di riconoscere il crimine in questione, incriminando anzi coloro che avessero intenzione di far luce sulla vicenda grazie alla alquanto vaga legge volta alla tutela dello spirito turco.
Nemmeno gli altri Stati del pianeta sono così concordi sul riconoscimento della natura genocidaria degli stermini commessi dagli Ottomani, ma qui le ragioni sono un po’ più complesse. In tantissimi casi infatti la decisione in merito viene guidata più da ragioni geopolitiche che strettamente giuridiche. E, proprio a questo ultimo proposito, possiamo tornare a trattare della più stretta attualità, ossia dell’annuncio di Biden.
Già qualche tempo fa infatti l’amministrazione dell’attuale Presidente Donald Trump aveva minacciato Erdogan di riconoscere il genocidio armeno, così da dissuadere il leader turco dall’intervenire militarmente in Siria dopo il ritiro delle forze armate statunitensi.
Inoltre, parlando della situazione negli Usa, non possiamo non sottolineare la notevole influenza esercitata dalla potente lobby armena presente sul territorio americano e, come è naturale che sia, la battaglia per il riconoscimento del genocidio subito dal proprio popolo è in cima all’agenda di queste persone.
In conclusione quindi, appare molto triste che una delle pagine più buie del ‘900 sia utilizzata come una semplice mossa per tenere sotto scacco Erdogan e la Turchia. L’uso politico di un tale avvenimento non fa certo bene alla memoria delle vittime perseguitate e, anche a distanza di oltre un secolo, onorare il loro ricordo a livello internazionale risulterebbe un enorme atto di umanità e solidarietà, atto per il quale, con ogni probabilità, la maggior parte dei paesi non è ancora pronta.
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