Polemiche sulla rete in seguito alla decisione di Twitter di bloccare alcune attività dei siti internet Politwoops e Diplotwoops, specializzati nell’archiviare i “cinguettii” pubblicati e poi cancellati rispettivamente di politici e diplomatici. Secondo Twitter, questo tipo di piattaforme violerebbe i termini di utilizzo del social network.
La nascita di Politwoops, ideato nell’ambito di una maratona di informatici in Olanda, risale al 2010. A svilupparlo è stata la Open State Foundation. Il sito salva e rende visibili i tweet pubblicati e poi cancellati dei parlamentari eletti in trenta Paesi, tra cui anche l’Italia. Nel 2014 è stato invece creato Diplowtwoops, dedicata ai messaggi eliminati su Twitter di diplomatici e ambasciatori.
Il direttore della Open State Foundation Arjan El Fassed ha scritto che “quello che un politico eletto dice è materia pubblica. Anche quando i tweet vengono cancellati sono parte della storia parlamentare”. Twitter, dal canto suo, fa sapere che tra i motivi alla base della sua scelta vi è l’idea che anche la cancellazione di un tweet possa rappresentare una forma di espressione.
Contro la revoca dell’accesso al social network alle due applicazioni circa venti associazioni, tra le quali Electronic Frontier Foundation, Human Rights Watch e l’italiana Art.34-bis, hanno firmato una lettera in cui si chiede di ripristinare i servizi di Politwoops: “crediamo – scrivono i firmatari – che la decisione di Twitter abbia serie conseguenze per la libertà di espressione e la trasparenza nel mondo
(Fonte dell’immagine: Rosaura Ochoa)
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