Brexit non scalda i motori

Come tutti sappiamo, il 31 gennaio scorso la bandiera del Regno Unito è stata rimossa dalla sede del Parlamento dell’Unione Europea di Bruxelles. Questo evento ha sancito, dopo anni di trattative fallite e numerosi passi indietro, l’ufficialità dell’uscita del Regno Unito dall’UE.

La Brexit è stata salutata con entusiasmo da molti cittadini inglesi, i quali intravedono in questa separazione una grossa opportunità di rafforzamento del proprio paese. Tuttavia, non mancano ovviamente coloro che invece nutrono un enorme timore nei confronti delle conseguenze, innanzitutto economiche, che questa decisione storica porterà con sé.

A questo proposito, negli ultimi giorni le imprese automobilistiche che hanno stabilimenti nel territorio del Regno Unito stanno palesando tutte le preoccupazioni circa il futuro dei propri investimenti e delle proprie produzioni.
Nonostante le rassicurazioni provenienti dal governo britannico, per il tramite del sottosegretario al business e all’industria Nadhim Zahawi, secondo cui il “leave” non causerà alcun effetto negativo ai produttori automobilistici inglesi, vi sono numeri e statistiche che giustificano una certa ansia e diffidenza da parte degli imprenditori di questo settore.

Infatti, il rischio che i controlli doganali che d’ora in poi verranno effettuati sui prodotti importati possano rallentare di molto la produzione e far diminuire quindi il guadagno delle industrie automobilistiche è alquanto tangibile.

Secondo i dati resi pubblici dall’ACEA (l’European Automobile Manufacturers’ Association), il flusso di importazioni dei materiali e dei componenti provenienti dagli stati dell’Unione Europea equivale a quasi l’80 per cento del totale delle importazioni del Regno Unito nel settore automobilistico. In termini monetari, lo spostamento di questi beni verso l’Inghilterra vale, nell’arco di un anno, addirittura 11,4 miliardi di euro.

Dunque, tenendo bene in mente questi numeri così imponenti, non avremo nessuna difficoltà ad immaginare quanto elevato e negativo possa essere l’impatto del ritardo nella consegna dei suddetti materiali sugli introiti delle case automobilistiche.

Come è ovvio che sia dunque, tutti i produttori di motori del paese stanno iniziando a mettere sui piatti della bilancia i vantaggi e i rischi legati alla Brexit. Alcuni di loro hanno già tirato le somme (Honda ha optato per la chiusura dello stabilimento di Swindon nel 2021, licenziando 3.500 lavoratori) ed altri sono sul punto di seguire la stessa spiacevole scia (Ford, dopo aver chiuso il proprio impianto in Galles, potrebbe pensare di fare altrettanto con le fabbriche presenti in Inghilterra).

Il Governo britannico sarà impegnato fino a dicembre nelle trattative con i Rappresentanti delle Istituzioni dell’Unione Europea al fine di negoziare i termini dell’uscita. Sarà dunque essenziale che il Primo Ministro Boris Johnson e gli altri membri del suo staff facciano di tutto per rendere la Brexit meno indolore possibile, garantendo la sicurezza degli investimenti privati e scongiurando di conseguenza la nefasta eventualità della perdita di diverse migliaia di posti di lavoro.

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