Il cadavere ritrovato in un container nella stazione di Santarcangelo è stato identificato. Si tratta di Maria Pia Galanti di cui si erano perse le tracce dai primi di settembre, quando con una telefonata a sua madre avvisava di star bene: “Mamma, sono io. Volevo dirti che sto bene, non preoccuparti”.
17 lunghi giorni per dare un nome al corpo ritrovato da un operaio lo scorso 24 ottobre, un cadavere in avanzato stato di decomposizione identificato poi per essere quello della giovane ragazza di Misano, andata anche su Chi L’Ha visto quando i genitori non riuscivano più ad avere sue notizie. La madre il 16 settembre aveva dapprima segnalato la scomparsa ai Carabinieri.
Il riconoscimento ha reso vere le paure della sua famiglia anche se è ancora oscuro il motivo della morte. Sul corpo nessun trauma o lesione, né ferite da arma da fuoco o da taglio. Si stanno aspettando ora i risultati degli esami tossicologici e istologici. Il tutto mentre si tenta di ricostruire gli ultimi giorno della ragazza dal momento dell’allontanamento da casa.
Di sicuro la ragazza faceva uso di eroina e frequentava un gruppo di nordafricani senza fissa dimora, dormendo dove capitava tra le case delle amiche a luoghi di fortuna. Il 30 agosto un sopralluogo dei Carabinieri presso il disabitato hotel Novella, era stata identificata anche Maria Pia. Due giorni dopo aveva poi richiesto l’intervento del 118 per dei presunti dolori a una gamba.Questo per cercare di farsi prescrivere un farmaco usato dai tossicodipendenti per placare le crisi d’astinenza. Il 3 settembre, invece, fu un passante a chiamare sempre il 118, dopo aver notato una ragazza aggirarsi in stato confusionale nella zona di viale Tripoli. I sanitari avevano riscontrato in lei i segni di una persona alterata dall’uso di eroina e in pessime condizioni igieniche.
Poi il ritrovamento del cadavere, disteso a pancia in giù su un materassino, con le gambe leggermente divaricate, le mani sotto il torace e la testa appoggiata sulla coperta. Indossava un bikini verde a pois bianchi, con sopra una canottiera a spalla larga. Tra i capelli aveva un paio di occhiali da sole in metallo, tipo Ray Ban, mentre ai polsi due braccialetti (uno per parte) in tessuto colorato e in plastica. Sotto l’addome una cintura da uomo.
Mancano il suo cellulare e i documenti, non ritrovati sul luogo in cui giaceva il cadavere, che sembra le fossero però stati rubati tempo prima.
“L’ho vista l’ultima volta il primo settembre quando l’ho raggiunta in ospedale perché stava male, poi più nulla. La nostra storia era già finita». Questa la prima deposizione dell’ex ‘fidanzato’, il giovane marocchino che ha dato una svolta alle indagini per arrivare all’identificazione del cadavere mummificato, trovato in un container nella stazione di Santarcangelo.
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