Incominciamo con le informazioni di servizio: fino al 17 marzo sarà possibile visitare a Palazzo Roverella, a Rovigo, una mostra esclusiva, denominata “Anche la mia Russia mi amerà“, che illustrerà il percorso artistico di uno dei pittori più creativi e riconoscibili del Novecento: Marc Chagall. L’ingresso alla mostra è possibile per mezzo di visita guidata, o in autonomia con audioguida annessa, ma in entrambi i casi si segnala che è necessaria la prenotazione. Per informazioni più precise riguardo ad orari e modalità, si rimanda al sito ufficiale.
Passando invece al merito, ovvero al contenuto dell’esposizione, “Anche la mia Russia mi amerà” offre un’ampia e soddisfacente panoramica sulla vita del pittore russo, portando a Rovigo alcuni dei capolavori più prestigiosi dell’artista, assieme ad alcuni bozzetti mai esposti in precedenza e dunque assolutamente esclusivi. Nel complesso, fra disegni e dipinti, le opere in esposizione sono circa una settantina.
Ad aprire la mostra, vi è uno dei quadri maggiormente rappresentativi dell’artista, realizzato a 26 anni, nel 1914: l’autoritratto del giovane Marc. Nell’opera, egli si rappresenta con il vestiario tipico del dandy francese, mentre fermo in piedi di fronte alla sua casa natìa, nella città bielorussa di Vitebsk. L’opera riprende fin da subito gli elementi cruciali dell’arte di Chagall, che si racconta nelle sue vicissitudini rimanendo fortemente aggrappato alle proprie radici.
La mostra mette costantemente in luce il ripetersi quasi ossessivo della rappresentazione degli elementi della propria tradizione e in particolare della isba, l’abitazione in legno tipica dell’ambiente rurale russo, dove anche Chagall nacque e visse, sino alla partenza per Parigi, nel 1910. Il viaggio nella capitale francese rappresenta il momento più importante per il pittore russo, che incontra lì Gustave Apollinaire, del quale diviene amico e Robert Delauney, tra gli altri, la cui influenza è evidente. È importante evitare di interpretare i consueti rimandi di Chagall alla propria tradizione come una nostalgia, ma come una sorta di tratto personale costante: se Chagall ritrae sé stesso, ritrae anche Vitebsk.
Un’altra figura ricorrente è la moglie Bella Rosenfeld. I due si incontrano a Vitebsk nel 1909 e, nonostante alcuni ostacoli legati alla diversa estrazione sociale delle due famiglie, si sposano. Due sono le straordinarie opere che testimoniano a pieno l’amore di Chagall per la moglie, La Passeggiata e Il Matrimonio. Per la verità, mi sono spiegato male: in queste due opere, l’amore tra i due rappresenta il soggetto centrale e semi-esclusivo, ma la venerazione per la moglie è un altro tema assolutamente ricorrente e ravvisabile in tutta la produzione artistica di Chagall, anche dopo la morte di lei.
A proposito di tematiche ricorrenti, vi sono gli animali dell’infanzia del pittore: il gallo, la capra, il toro. Spettacolare Il Mostro su Notre Dame, opera di una potenza assoluta totalmente immersa nel colore blu, in cui in cima alla Cattedrale di Notre-Dame svettano due enormi teste di gallo e di capra, mentre volano sulla città i due innamorati Marc e Bella, abbracciati, come sempre. Altrettanto degna di nota e alquanto simile a livello di tematiche è La domenica a Parigi, in cui i due sembrano dei pianeti in cielo, le cui teste osservano la coloratissima Parigi sotto di loro, mentre sullo sfondo, ancor più su nel cielo risiede la natìa città di Vitebsk.
Chagall è un pittore assolutamente unico nel Novecento, il quale si è indubbiamente fatto ispirare da molti: si ritrova nei suoi quadri il cubismo di Picasso e Delauney, si vede la tecnica del graffio di Paul Klee, il valore del colore proprio di Kandinskij e perfino cenni del suprematismo di Malevich che tanto Chagall ha odiato nella sua Russia. Ciò che però l’ha reso unico è che ha saputo, forse più di ogni altro, imprimere la propria cifra stilistica in un modo talmente personale e intimo da divenire inimitabile nei propri caratteri e assolutamente inassimilabile ad alcun movimento novecentesco.
Un pittore dolce, in un secolo spigoloso, che ha saputo fare dell’esilio un’opportunità e che ha trovato nell’amore una forza immensa in grado di accompagnarlo sino alla morte, avvenuta solamente nel 1985. Un uomo consapevole delle fasi della vita e della incontrastabile forza dei flussi emotivi, al punto che concluderà la propria autobiografia offrendo un pensiero all’ambito della sua vita con cui ha avuto il rapporto più conflittuale in assoluto, la sua patria. Una patria che lui non abbandona e che sa che non lo abbandonerà. Così infatti recitano, quasi a profezia, le ultime parole scritte da Chagall sulla propria esistenza: “Anche la mia Russia mi amerà”.
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