E’ passato un anno da quella tragica giornata. Era il 18 gennaio 2017 quando dal colmo della montagna si è staccata una valanga che ha travolto tutto ciò che ha incontrato e ha seminato morte. Un disastro annunciato – per alcuni, evitabile, come sempre, per altri. A guardare le immagini della montagna brulla e il canalone, se non con pochi alberi proprio sopra l’albergo, verrebbe da esclamarlo, che era prevedibile. Quelle costruzioni stavano lì però da tantissimo tempo, sempre in quel punto e senza disboscamenti evidenti. Ho guardato le immagini storiche che riguardavano quel posto diventato via via sempre più bello e pian piano è avanzato sempre più dolore e sconforto. Poteva essere evitata la tragedia, probabilmente si. L’albergo era stato edificato partendo da un Rifugio montano delle guide CAI a sua volta costruito sopra i resti di una precedente slavina e frana. Il terreno ne portava i segni così come la montagna. L’opera di rimboscamento non era stata troppo evidente ed estesa, da riuscire a far da rompi-tratta alla forza distruttiva della slavina partita da quota 2020 mt. Forse l’albergo lì non ci sarebbe dovuto proprio essere, per le considerazioni sopra esposte e per tante e tante voci che si inseguivano nella zona di Farindola da tempo, anche dai racconti dei vecchi residenti della zona. Invece, c’era ed era stato fatto anche un ampliamento nel 2007.
Le cause poi, sono riconducibili a tante nefaste coincidenze, forse sottovalutate. La nevicata abbondante caduta su uno strato ghiacciato e il successivo innalzamento delle temperature, il terremoto che anche li si è sentito evidente, i soccorsi richiesti per liberare le strade e partiti in ritardo per l’allarme sottovalutato nel Capoluogo Abruzzese.
Ci sono state lacune per sicurezza e soccorsi, evidentemente si. Ci sono stati dei veri eroi nel soccorrere le vittime. C’è stato e c’è tanto dolore, rimpianti rabbia, disperazione, sconforto. Vite spezzate giovanissime, famiglie, uomini e donne. Chi in vacanza e chi lavorava presso la struttura. La valanga non ha risparmiato nessuno e ha lasciato solo macerie di un celebre e ambìto luogo di villeggiatura. La potenza è stata talmente forte da spostare la parte che si ergeva sul terreno di decine di metri. Chi si è salvato sono stati perlopiù chi si trovava nella parte interrata, sala giochi, pub, area wellness. Dei sopravvissuti – in tutto undici, due erano fuori della struttura al momento dell’impatto, e hanno dato l’allarme, gli altri come accennato, nella parte inferiore e sotterranea della struttura.
Le vittime accertate sono state ventinove: Gabriele D’Angelo cameriere dell’hotel e Alessandro Giancaterino, maitre che lavorava nella struttura. Sebastiano Di Carlo e Nadia Acconciamessa (il figlio Edoardo è sopravvissuto). “Il 19 dicembre 2017 ha riaperto la pizzeria di Sebastiano. I due figli maggiori della coppia sostenuti dai parenti la seguiranno (pur continuando gli studi all’Università e a scuola). Continueranno la loro vita. Nella comunità di Loreto si sono tutti molto affezionati ai tre ragazzi rimasti senza il sostegno dei genitori”. Piero Di Pietro e Rosa Barbara Nobilio. Anche Stefano Feniello non ha avuto scampo ed è stato ritrovato tra il ghiaccio. Linda Salzetta lavorava come estetista nell’Albergo (sorella di uno dei due superstiti che hanno lanciato l’allarme quel Fabio Salzetta, tuttofare dell’albergo). Valentina Cicioni (compagna del sopravvissuto Giampaolo Matrone). Marco Vagnarelli e Paola Tomassini due fidanzati che si erano concessi due giorni di riposo, Luciano Caporale e Silvana Angelucci, parrucchieri entrambi, di Chieti, Ilaria De Biase, (cuoca dell’Hotel) e Luana Biferi, il pilota d’areo Marco Tanda e la fidanzata Jessica Tinari; Domenico Di Michelangelo poliziotto in servizio presso Chieti, con la moglie Marina Serraiocco (si è salvato il piccolo Samuele); l’amministratore dell’hotel, Roberto Del Rosso, il receptionist Alessandro Riccetti, il rifugiato del Senegal Faye Dame, Claudio Baldini e Sara Angelozzi (vacanza regalo), Emanuele Bonifazi che lavorava al Reception; Cecilia Martella, estetista dell’hotel e di Marinella Colangeli, che da tanti anni gestiva la Spa. Tobia Foresta e la moglie Bianca Iudicone, gli ultimi estratti dalle macerie, in quel posto per festeggiare il compleanno di lei.
Tra i sopravvissuti la famiglia di Giampiero Parete con la moglie Adriana e i figli Gianfilippo e Ludovica. Samuele e Edoardo Di Carlo (ne abbiamo parlato sopra).Anche Vincenzo Forti di Teramo e la fidanzata Giorgia Galassi ce l’hanno fatta e sono stati estratti vivi da sotto le macerie della struttura collassata. Sopravvissuto Giampaolo Matrone di Roma che però ha perso la compagna Valentina Cicioni. Stessa sorte per Francesca Bronzi di Silvi Marina, che ha perso il ragazzo, Stefano Feniello, che stavano passando la loro prima vacanza assieme. Fabio Salzetta (tuttofare dell’albergo).
Oggi, resta sul terreno solo un cumulo di macerie. Molto è stato tolto, molto altro è stato lasciato ed è diventato parte di un luogo che non deve far dimenticare. Un posto di pellegrinaggio di parenti, amici, ma anche di gente comune che passa, non per curiosità, ma per sentirsi vicino a quel disastro. Sulle macerie sbocciano fiori, e tanti fiori lì, in questi mesi sono stati depositati. Ora con la neve rimane solo il silenzio e la desolazione. Dell’Hotel di Rigopiano di Farindola rimane l’insegna sulla strada dove sono state inserite – in una bacheca – le foto delle ventinove vittime. Quel luogo sarà ricordato per sempre con rimpianto ed amarezza da tutti.
In ordine alle procedure, alle inchieste relative ai lavori di ampliamento della struttura, la Procura di Pescara ha aperto indagini del caso. Altrettante indagini si stanno facendo in ordine ai ritardi dei soccorsi. C’è un’altro fascicolo aperto dagli inquirenti contro ignoti. L’ipotesi è il reato di disastro colposo
Le immagini descrivono bene la posizione dell’albergo costruito di fianco al vecchio rifugio Rigopiano e ampliato nel 1969, inaugurato la prima volta nel 1972. Poi nel 2007 un secondo ampliamento e nuove inaugurazioni da parte della storica famiglia Del Rosso che aveva ereditato la struttura. L’inchiesta aperta dalla procura di Pescara dovrà far luce anche sulle eventuali responsabilità in sede di ultimo ampliamento e se proprio la sua posizione di alto rischio potesse essere rilevata o ne poteva limitare le autorizzazioni come esercizio commerciale nel periodo invernale. In base ad una recente sentenza della Cassazione i tecnici che devono valutare la regolarità dei progetti e darne l’autorizzazione devono valutarne anche i rischi geologici e tellurici delle zone ad alto rischio. Queste cose però escono fuori sempre dopo le tragedie.
Dalla tragedia a tutti gli strascichi di una vita che continua, per le vittime e per i loro congiunti. Ci sono stati mesi di riabilitazione per alcuni, di problemi di lavoro e sostentamento per altri. I bambini orfani vivono ancora il dramma di qualcosa che non è solo dolore, una ferita che lascerà loro dei segni per tutta la vita. Tante le domande e risposte a cui lo Stato deve o dovrebbe dare, un supporto, che in molti casi non c’è stato. Le Istituzioni sono state assenti. Il Comitato delle vittime di Rigopiano lotta per la memoria, ma anche per i diritti.
C’è stata poi un’altra vittima- in questi ultimi mesi – qualcuno che preso da una disperazione profonda si è sentito responsabile della morte degli ospiti e di chi lavorava nella struttura alberghiera. Un senso di sconforto forse accentuato da altri problemi che gravavano nella sua esistenza. Così Guido Conti, ex Generale in pensione si è suicidato perché si riteneva coresponsabile. Il nostro articolo del 20 novembre ne ripercorre le dinamiche: RIGOPIANO: LE TRE LETTERE DEL GENERALE SUICIDA PER I SENSI DI COLPA DOPO LA TRAGEDIA
Su Facebook ho trovato alcuni profili delle persone che purtroppo non ci sono più. Ho trovato altri che, pur con il dolore dentro il cuore, per la perdita di un congiunto hanno continuato la propria esistenza aggrappandosi al figlio e al lavoro. C’è poi un profilo che vi invito a visitare sui 29 nomi delle persone che non ci sono più, messi a cuore “Rigopiano in attesa del fiore” è il profilo facebook fatto dal Comitato vittime di Rigopiano. Ci sono immagini e video, articoli , commenti e pensieri che in qualche maniera ci fanno sentire più umani e vicini a quelle persone che non ci sono più. Anche il profilo “Giustizia per le vittime di Rigopiano” ripercorre i profili e le storie di ognuna delle vittime, con immagini foto e video e servizi giornalistici. Per non Dimenticare.
https://www.facebook.com/Giustizia-per-le-vittime-di-Rigopiano-1648485822114745/
La vita va però avanti, e in tutto questo c’è un barlume, un sorriso….una speranza
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