Chiude libreria Paravia, attendendo la Legge sul Libro

Il 28 dicembre 2019 la storica libreria Paravia di Torino, la seconda più antica d’Italia, ha chiuso definitivamente i battenti. Il Capoluogo piemontese perde così uno dei luoghi più rappresentativi della città, essendo stata la Paravia il punto di riferimento per gli appassionati di lettura torinesi sin dal lontano 1802. Il triste annuncio è stato pubblicato via Facebook dalle titolari Nadia e Sonia, le due sorelle che avevano ereditato l’attività dal padre. Aldilà dei consueti saluti e ringraziamenti ai clienti più affezionati e a chiunque abbia manifestato loro vicinanza e sostegno in un momento comprensibilmente così difficile e sofferto, le due ragazze hanno anche puntato il dito contro i colossi dell’e-commerce, su tutti Amazon, a loro avviso la vera ragione della profonda crisi che stano attraversando quasi tutte le librerie indipendenti d’Italia.

Infatti, secondo i dati raccolti da Confcommercio (Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo), negli ultimi cinque anni avrebbero chiuso già oltre 2300 librerie da nord a sud dello Stivale. Sono questi numeri che denunciano una situazione difficilissima, che non pare giustificabile da un mero calo di interesse nella cultura da parte della popolazione.

Dunque, la causa principale del crollo delle vendite degli esercizi commerciali indipendenti sembra riconducibile proprio ad Amazon e alle altre piattaforme di vendita online le quali, offrendo al cliente la comodità della consegna a domicilio  e la convenienza di sconti e conseguenti prezzi stracciati, fanno sì che le persone scelgano molto più raramente di servirsi delle librerie fisiche, condannando pertanto queste ultime ad un’inesorabile fine.


La Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, promotrice da oltre venticinque anni di attività di formazione per Librai, ha consigliato a coloro che abbiano intenzione di intraprendere la professione di libraio di stabilire la propria attività in locali piccoli, in modo tale da poter far fronte alle spese legate alla locazione e alla gestione dell’immobile anche con ricavi ridotti e, soprattutto, di specializzare la propria libreria in un determinato ambito o settore, per esempio libri gialli, di storia o di letteratura americana, così da poter risultare un pizzico meno sostituibili, senza ovviamente nessuna aspirazione (assurdi al tempo d’oggi) di indispensabilità.

Nonostante l’utilità e la saggezza di questi suggerimenti, sembra scontato che in questi momenti sia lecito aspettarsi l’intervento dello Stato, al quale si richiedono soluzioni per tutelare e sostenere l’accessibilità al mercato da parte degli imprenditori individuali. In questo contesto, proprio l’anno scorso la Commissione Cultura della Camera ha adottato il testo base di una legge, denominata legge sul libro, di cui ancora si attende l’entrata in vigore. Questa riforma, seppur oggetto di alcune critiche, potrebbe essere di grosso aiuto per gli esercenti in difficoltà e potrebbe pertanto rivelarsi una soluzione concreta al problema in questione.

La legge sul libro propone infatti, tra le altre cose, l’abbattimento del tetto massimo degli sconti applicabili sui prodotti da tutti i venditori di libri, sia persone fisiche che piattaforme online. In effetti, come già ricordato precedentemente, uno dei maggiori vantaggi che Amazon & Co. hanno sulle librerie è proprio quello di sfruttare il proprio strapotere economico applicando sui propri prodotti sconti talmente elevati da non poter essere pareggiati dai singoli librai. Così, la riforma in parola imporrebbe a tutti gli agenti del mercato del libro la soglia massima degli sconti del 5% (eccezion fatta per i libri di testo adottati dalle scuole e per quelli destinati alle biblioteche), di gran lunga inferiore a quella attuale, pari al 15%.

Ovviamente anche questa norma avrebbe un rovescio della medaglia, ossia quello palesato da Levi, Presidente dell’Associazione Italiana Editori. Secondo Levi infatti, l’aumento del costo dei libri scaturente da questa riforma andrebbe a disincentivare l’acquisto e quindi la lettura di libri da parte non tanto dei pochi appassionati che investirebbero comunque sulla cultura, bensì sull’italiano medio che legge poco e sarebbe spinto a leggere ancora meno.

La paura del Presidente Levi è tanto legittima quanto condivisibile, e rientra sicuramente nel bilanciamento degli interessi coinvolti da questa proposta di legge, cionondimeno appare inevitabile un intervento deciso per tentare di risolvere questa situazione di crisi del libraio, poiché si può affermare con energia che ancora non siamo pronti per un mondo privo di librerie e, auspicabilmente, non lo saremo mai.

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