In Cina come sappiamo spesso le cose vanno in maniera diversa da come siamo abituati qui in Europa e questo sembra essere ancora più vero se guardiamo alle misure prese per contrastare l’emergenza da Covid-19. Le politiche implementate dal partito comunista cinese in questi due anni per tenere a bada il virus sono risultate più o meno efficaci a secondi di svariati fattori come d’altronde è successo in tutto il mondo. La Cina si è però contraddistinta per una particolare volontà nel perseguire la famigerata “Covid 0 policy”: chiudere in un lockdown serratissimo quartieri ed intere città non appena qualcuno risulti positivo al fine di non avere neanche un caso Covid in tutta l’area. Questa scelta ha fatto fin da subito emergere molti dubbi nella comunità scientifica internazionale data l’ormai comprovatadifficoltà nel limitare il virus, soprattutto nelle sue forme meno letali ma più contagiose come le varianti Omicron o Delta. Inoltre, l’elevatissimo numero di abitanti nelle megalopoli cinesi si pensava rendesse impossibile pensare di poter attuare un lockdown a tappeto in luoghi come appunto Shangai che contano 25 milioni di abitanti. Evidentemente si è sottostimata la capacità delle autorità cinesi ed una chiusura totale di tutte le attività ha preso piede nelle città più grandi del paese più popoloso al mondo.
A fine 2021 ed inizio 2022 molti credevano che questa spasmodica ricerca al contagiato fosse legata al dover ospitare le Olimpiadi Invernali a Pechino. Sappiamo quanto il virus abbia messo in pericolo competizioni di questo genere, basti pensare al rinvio delle Olimpiadi di Tokyo, e quanto questo evento fosse fondamentale per la dirigenza del partito. Si poteva quindi forse comprendere la paura da parte delle autorità di vedere i contagi salire e di rischiare di dover negare l’accesso ai tifosi negli stadi. Adesso però che le Olimpiadi Invernali di Pechino sono finite da più di un mese la città di Shangai è tornata in lockdown dopo che qualche migliaio di nuovi casi è stato rilevato. Per una città da 25 milioni di cittadini duemila o tremila casi sono davvero pochi ma tanto è bastato ai vertici del partito per far chiudere tutto. Il problema è che ora in città scarseggia cibo, acqua, medicinali e beni di ogni genere vista la difficoltà da parte delle piattaforme digitali di garantire un servizio di delivery efficiente e l’impossibilità da parte di chiunque a girare per strada. I positivi vengono prelevati dalle proprie case e portati in questi enormi centri Covid dove stanno emergendo molte testimonianze di casi di condizioni di vita pessime.
Il punto di svolta di questa faccenda potrebbe essere il malcontento che per la prima volta sembra crescere nella popolazione locale. Come sappiamo il popolo cinese tende a non protestare contro le limitazioni alla libertà che il partito a volte impone su di esso in cambio di una prosperità economica che nel paese non si è mai vista prima. Da quando è scoppiata l’emergenza pandemica la popolazione ha sempre seguito le regole e linee guida del partito senza manifestare più di tanto il proprio disappunto. Due anni e passa dopo lo scoppio dei contagi a Wuhan i cittadini di Shangai vedono un mondo che al di fuori della Cina è tornato a vivere una vita più o meno normale anche grazie ai vaccini ed iniziano a contro le autorità.
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