Momenti concitati a Downing Street. Il premier della Gran Bretagna, Boris Johnson, si trova davanti a lui la peggior recessione, secondo le stime, degli ultimi 30 anni. Sostanzialmente si rischia una recessione sulle proporzioni di quella degli Anni Settanta, dove uno shock petrolifero mondiale bloccò il sistema economico.
Le stime parlano di una riduzione del Pil pari al -2% annuo per il 2020, mentre si potrebbero raggiungere picchi da qui al 2021 addirittura del -14%. Nel mese di marzo le perdite sono state in linea con il resto dell’Europa (intesa geograficamente), intorno al 3%.
Scenari peggiori di quelli della gravissima crisi finanziaria del 2008. La poltrona di Boris Johnson starebbe cominciando a traballare. La domanda più ovvia è: non andrebbe preservata una certa continuità di comando durante una crisi così grave?
La risposta più intuitiva è certamente sì. Lo stiamo vedendo anche noi in Italia, per quando Conte possa essere inviso a certe sezioni dell’opposizione, comunque si preferisce la sua permanenza piuttosto di una crisi di governo. Proprio per evitare che ciò possa creare discontinuità all’esecutivo.
Eppure la Gran Bretagna ha un celeberrimo precedente: quello di Winston Churchill. Nel 1940 il governo di larghe intese tra conservatori e laburisti non riuscì più a trovare un’intesa sulla continuazione del governo presieduto dal “tory” Chamberlain.
La soluzione fu far cadere il governo e convincere il re a nominare primo ministro (il sistema politico inglese funziona all’incirca come il nostro, con il re al posto del presidente della Repubblica) Winston Churchill.
Anche lui all’epoca godeva di scarsissima popolarità, per via della rovinosa sconfitta nella Battaglia di Gallipoli, dove aveva comandato le truppe inglesi, contro i turchi nella Prima Guerra Mondiale. Inoltre era considerato alcolizzato e poco propenso ad avere normali relazioni, sociali e con i propri sottoposti.
Non sarebbe quindi una novità per la Gran Bretagna un cambio di guida in piena corsa. L’ipotesi però sembra essere più complicata del previsto, infatti non è così semplice trovare un sostituto. Un’ipotesi alquanto fantasiosa sarebbe quella di riportare a Downing Street l’ex primo ministro inglese David Cameron.
L’unica certezza è che i conservatori devono rimanere al governo, con la vittoria strepitosa nelle ultime elezioni sono l’unico partito in grado di formare una maggioranza. Altrettanto sicuro è che non si può tornare, dato il proseguire del lockdown, a votare in tempi brevi.
Nel mentre il governo della Gran Bretagna, nella persona di Boris Johnson, sta continuando ed erogare enormi quantità di sussidi alla popolazione, aumentando però il debito pubblico. Per il momento il costo dell’indebitamento è basso, visto che i titoli di stato emessi dalla Bank of England (la banca centrale del Regno Unito) sono andati a ruba.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Funzionamento dei titoli di stato e del tasso di interesse: La Ragnatela
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