Notizie allarmanti arrivano dall’India, che ha comunicato una preoccupante trasformazione della variante Delta del Covid-19. Sono quasi quaranta i casi rilevati in India collegati alla mutazione, soprannominata “Delta plus”, la quale potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle campagne vaccinali in atto in tutto il mondo. Il ministero della Salute indiano ha comunicato, infatti, che la variante ha mostrato per il momento una maggiore trasmissibilità. Gli stati indiani colpiti sono Maharashtra, Kerala e Madhya Pradesh, all’interno dei quali stanno aumentando i test di controllo.
La variante “Delta Plus” è stata definita da una parte della comunità scientifica “Variant of concern” (Voc), cioè variante di preoccupazione, in quanto potrebbe essere collegata a una maggiore facilità di trasmissione, neutralizzazione ridotta da parte di anticorpi, efficacia ridotta di cure e vaccini, e manifestazioni più gravi della malattia. La variante è già presente al di fuori dell’India: sono stati registrati casi negli Stati Uniti, Regno Unito, Portogallo, Svizzera, Giappone, Polonia, Nepal, Russia e Cina, e la prima variante Delta è diffusa in 80 paesi. Riguardo ai rischi connessi alla diffusione della variante, il dottor Jeremy Kamil, virologo della Louisiana State University Centro di Scienze della Salute, ha dichiarato che: “Delta Plus potrebbe avere un leggero vantaggio nell’infettare e diffondersi tra persone che sono state precedentemente infettate durante la pandemia o che hanno un’immunità vaccinale debole o incompleta“.
Ad oggi, in Italia, il 26% dei nuovi casi di Covid sono da imputare alla variante Delta. La regione italiana più colpita in questo caso è la Puglia, seguita dal Trentino-Alto Adige, Veneto, Umbria, Sardegna, Campania, Lazio, Sicilia e Lombardia. In questi giorni, un focolaio della variante Delta concentrato nelle province di Piacenza, Cremona e Lodi ha causato notevole preoccupazione, ma bisogna sottolineare anche che si tratta di persone non vaccinate.
La comunità scientifica sta monitorando costantemente la variante Delta Plus per comprendere effettivamente il suo grado di aggressività. Saranno necessari infatti maggiori dati dal punto di vista biologico e clinico per etichettarla definitivamente come una variante di preoccupazione.
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