La Costa Rica diventa il primo stato del centroamerica a rendere legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Questo importante raggiungimento è la tappa finale di un iter iniziato nel 2018, quando la Corte Suprema del paese aveva dichiarato incostituzionale la mancata previsione all’interno del Codice di famiglia del diritto di contrarre matrimoni omosessuali.
Nella stessa sentenza i giudici avevano inoltre concesso al Parlamento un termine di 18 mesi per emanare una riforma in questo senso. Tuttavia, non avendo l’organo legislativo provveduto entro la scadenza indicatagli dalla Corte, la disposizione contenente il divieto è stata automaticamente rimossa dall’impianto del Codice Civile.
Senza ombra di dubbio questa conquista risulta un passo fondamentale lungo il cammino verso l’ottenimento della parità di diritti per tutti gli individui, non ammettendo pertanto alcuna discriminazione fondata sugli orientamenti sessuali.
Anche la Corte Interamericana dell’uomo – l’organo di controllo sul rispetto dei diritti umani nel continente americano- si era pronunciata a favore del riconoscimento dei diritti che derivano dai legami familiari intercorrenti tra soggetti dello stesso sesso.
L’evoluzione giurisprudenziale avvenuta nel corso degli ultimi due anni si pone a conclusione di numerosi dibattiti durati per diversi decenni, in quanto nel paese centroamericano è forte la presenza conservatrice, soprattutto di stampo cattolico, che si opponeva ad una tale estensione dell’ambito del matrimonio.
È ovvio infatti che un tema del genere sollevi particolari discussioni di natura etica, discussioni che finora non hanno permesso di raggiungere un consensus generalizzato tra gli stati del mondo.
A questo proposito possiamo ricordare la posizione europea risultante dall’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). L’articolo 12 recita: ”Uomini e donne, in età matrimoniale, hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto”.
Il riferimento iniziale a “uomini e donne” è inteso nel senso di non riconoscere un obbligo in capo ai governi degli stati membri di estendere il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Infatti, nel momento in cui la Convenzione si prepone lo scopo di estendere un diritto senza condizioni ed eccezioni, nella norma viene utilizzata la parola “tutti”.
Dunque, l’aver in questo optato per la dicitura “uomini e donne” indica che il matrimonio deve essere obbligatoriamente riconosciuto solo quando celebrato tra persone di sesso diverso. Questa impostazione comunque non deve essere fraintesa: se è vero che i governi non sono obbligati a rendere legali i matrimoni egualitari, è altrettanto vero che rientra nel margine di apprezzamento nazionale scegliere se riconoscere questo diritto o meno, non essendoci in merito nessun divieto proveniente dalle fonti internazionali.
In conclusione dunque, pur essendo ancora lontani dal riconoscimento generalizzato su scala mondiale del diritto in parola, l’innovazione registrata dalla Costa Rica si pone al centro di una progressiva presa di coscienza circa l’importanza della lotta per la parità dei diritti, contribuendo ad assestare un ulteriore colpo alla discriminazione a alle barriere che essa erige.
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