…e luce fu.
Dopo tredici mesi di governo e a due anni dall’adozione voluta da Matteo Salvini, vengono riformati i famigerati Decreti Sicurezza. Cavallo di battaglia del partito dem sin dal minuto zero, è finalmente giunto il momento in cui trova concretezza quella che doveva essere originariamente una “rimozione” dei decreti anti-migranti e che poi si è trasformata in una “modulazione”.
Ad annunciarlo, tronfalmente, è Nicola Zingaretti, che si affida a Twitter: “I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura.”
Ad onor del vero, i decreti esistono ancora, ma vengono riformati a tal punto nel contenuto da non potersi più riferire, effettivamente, alle previsioni di targa salviniana. Dopo un lungo tira e molla, dunque, i 5 stelle si trovano ad accettare di modificare radicalmente quanto da loro stessi proclamato a distanza di ventiquattro mesi, seppur già al tempo l’adozione dei detti decreti fosse accompagnata da un sentimento di dissapore proveniente dalla frangia pentastellata.
Non rappresenta invece una sorpresa lo sgomento del leader del Carroccio Matteo Salvini, che lamenta un atteggiamento distruttivo da parte dell’attuale governo e ribattezza i Decreti Sicurezza col nome di Decreti Clandestini. Rappresenta una sorpresa, almeno in parte, la mancata soddisfazione di buona parte della sinistra (almeno editoriale) italiana, che ritiene troppo moderata la semplice modulazione dei decreti.
Che cosa cambia?
Vediamo però quali sono state le effettive modifiche intervenute.
Una delle più importanti conquiste risiede nel ripristino della protezione umanitaria per i migranti. Eliminato con i decreti sicurezza, il concetto di protezione umanitaria concretizza a livello nazionale il generale principio di non refoulement (non rimpatrio) di matrice comunitaria, per persone con gravi problemi di salute, o provenienti da paesi per cui non si possa procedere alle operazioni di rimpatrio, costituendo una temporanea presa in carico di queste da parte del Governo italiano. Il permesso, che ha la durata di un anno, potrà poi essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
In secondo luogo, si ripristina l’utilità degli SPRAR, ribattezzati SIPROINI. Mai effettivamente eliminati, la loro fruibilità, con i Decreti Sicurezza, era stata subordinata al riconoscimento di altre forme di protezione, rendendoli di fatto inutili, dal momento che le forme legali di protezione richiedono in Italia processi della durata pluriennale. I richiedenti asilo potranno ora nuovamente beneficiare di queste strutture di assistenza, orientamento ed informazione, che hanno la funzione di attuare un tentativo concreto di inserimento socio-economico dell’individuo nel tessuto sociale.
Vi è poi la riduzione delle maxi multe previste per le navi accusate di violare la legge italiana, che nella versione originaria potevano arrivare fino al milione di euro, in aggiunta alla possibile confisca della nave per un periodo massimo di un anno. Oggi, le multe massime non potranno superare i 50mila euro e le sanzioni amministrative, come la confisca, sono state escluse. Quello che permane è il rischio di reclusione fino ai due anni per chi violi la legge italiana, tuttavia solamente «nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare».
Viene reintrodotto poi, ed anche qui è evidente la matrice comunitaria della previsione, il divieto di rimpatrio nel caso in cui sussistano fondati timori in merito ai possibili trattamenti inumati e degradanti, o al pericolo di tortura nei confronti del migrante. Previsione quanto mai attuale per quanto riguarda il panorama libico, nel quale lo spettro degli abusi di potere è più che una suggestione, ormai riconosciuto anche dalla comunità europea.
Viene poi ristabilita la possibilità di iscriversi all’anagrafe comunale, la cui esclusione era peraltro stata bollata come incostituzionale, viene ridotto il tempo massimo nei centri per i rimpatri a 90 giorni e il tempo necessario ad ottenere la cittadinanza passa da 48 a 36 mesi, tenendo ben presente, tuttavia, che prima dei decreti gialloverdi detto termine era di 24 mesi.
Oltre al capitolo migranti, salta all’occhio anche il DASPO rafforzato per i locali pubblici a coloro che abbiano ricevuto una condanna, anche non definitiva, legata a violenza, o spaccio di sostanze stupefacenti negli ultimi tre anni. La previsione, ribattezzata “norma Willy” in ragione della vicinanza temporale agli episodi di Colleferro, assume toni decisamente più perentori, anche nel linguaggio, rispetto ai contenuti visti sinora.
Per concludere, si può affermare che, dal punto di vista dei democratici, siano stati fatti passi importanti ed è giusto che questi vengano riconosciuti. L’impatto delle decisioni in merito alla causa dell’immigrazione presentano anche un’efficacia indiretta nel senso di orientare le intenzioni dello Stato italiano in senso radicalmente diverso da quanto non fosse accaduto fino a questo momento, fenomeno questo che può avere una sua rilevanza dal punto di vista dell’interpretazione giudiziale.
Ad ogni modo, lo stato dei fatti vede nella riforma dei decreti una conquista dei democratici, probabilmente ancora incompleta, della quale si attende il prosieguo.
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