Si sono celebrati ieri i funerali di Aldo Gioia, il padre della 18enne Elena, colpevole di aver organizzato insieme al proprio ragazzo, Giovanni Limata, il suo omicidio.
Notte del 23 aprile, Avellino, Corso Vittorio Emanuele. L’assassinio del 53enne Aldo avviene nel salone di casa della famiglia Gioia mentre la vittima si era addormentata davanti la TV. Il movente sarebbe la gelosia e il senso di protezione dello stesso nei confronti della figlia e del rapporto con il proprio fidanzato. La giovane coppia, stanca degli impedimenti del padre, decide di organizzare la sua morte. Saranno poi dei messaggi sul cellulare e la confessione dei ragazzi ad attestare quanto è accaduto.
I due volevano uccidere prima il padre e poi la madre e la sorella di Elena, ritenute troppo pericolose perchè testimoni. Al via libera di Elena, Giovanni si introduce nell’abitazione dei Gioia, colpendo con diverse coltellate il malcapitato padre, finendo per ucciderlo. La moglie della vittima riesce si accorge dell’accaduto, date le grida del signor Aldo, svegliato di soprassalto dai colpi di coltello. Si reca in salone, provocando lo spavento del ragazzo, che in preda al panico fugge, non curante di aver lasciato sia il suo giubbotto che il fodero dell’arma a casa Gioia.
Avendo un quadro chiaro della situazione, per il procuratore Vincenzo Russo non ci sono dubbi: per i due scatta l’accusa di omicidio doloso in concorso pluriaggravato dalla premeditazione, tra l’altro nei confronti di un ascendente. I due amanti vengono quindi portati nel carcere di Bellizzi, senza aver però ancora risposto alle domande del gip.
Un contesto misto tra ignoranza e perdita di valori ha provocato questa morte, di un padre forse troppo protettivo ma che avrebbe voluto risparmiare alla giovanissima figlia di passare i suoi giorni con un ragazzo che riteneva pericoloso. Il piano, stando alle informazioni raccolte sarebbe stato studiato già da tempo, con l’intento di una “fuga d’amore” post omicidio. Nonostante la premeditazione e la pianificazione degli eventi, la superficialità di aver lasciato dei messaggi in chat molto chiari e la maldestra fuga del 23enne dopo aver ucciso Aldo Gioia, hanno ben presto incastrato i due ragazzi, che ora rischiano l’ergastolo.
Storie come questa dovrebbero aprire gli occhi di tutti e non passare come fatti episodici ed occasionali.
Occorrerebbe ristabilire assolutamente un rapporto genitori/figli aldilà di una mera coabitazione.
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