Dall’Egitto giungono cattive nuove alla Farnesina: la detenzione del ventisettenne italiano, ricercatore all’Università di Bologna viene prolungata ulteriormente. L’ultima misura cautelare emanata dal tribunale del Cairo prevede altri 45 giorni di custodia in carcere, che portano ad almeno 333 giorni totali il periodo nel quale il giovane è stato privato della propria libertà personale.
Amnesty International, in prima linea nella causa internazionale, parla di “accanimento giudiziario” e richiede una risposta del Governo italiano, criticato aspramente per la poca incisività mostrata nelle interrogazioni all’Egitto. Inizialmente, sembrava essere stato attuato un gesto dalla fortissima importanza simbolica dal premier Conte, che avrebbe minaccato di richiamare l’Ambasciatore dalla capitale egiziana, ma dopo l’ultimatum, nulla più.
Nel frattempo il dialogo con l’Egitto prosegue anche sul fronte delle indagini sulla morte di Giulio Regeni, con le reiterate promesse del presidente egiziano Al-Sisi che conferma la massima collaborazione tra i due paesi e promette trasparenza e impegno nella ricostruzione degli eventi.
Laura Boldrini nel frattempo richiede che venga realizzato un altro atto simbolico: che alla prossima udienza del processo a Zaki sia presente anche l’ambasciatore italiano, oltre che l’interruzione dei contratti riguardanti la vendita di armi. Ancora, però, nessuna risposta dalla Farnesina riguardo alle intenzioni nel rapporto con il paese nordafricano, con il quale si era concluso, nel 2020, a soli 4 giorni dall’arresto di Zaki, un contratto da 9 miliardi di euro riguardante la vendita di aerei militari.
Intanto, destano preoccupazione le condizioni psicofisiche del giovane: le carceri egiziane sono state considerate “inadeguate per la vita umana” dall’Istituto per la Ricerca sui Diritti Umani del Cairo e le Nazioni Unite si sono apertamente esposte sul fatto che via siano prove della “brutalità” delle condizioni sanitarie delle carceri e che siano state proprio queste la causa della morte del precedente presidente egiziano Mohamed Morsi.
Il report delle Nazioni Unite riscontra problemi di sovraffollamento, precarietà delle condizioni igieniche e sanitarie e una sentita preoccupazione riguardo a possibili episodi di tortura nei confronti dei prigionieri. Proprio accuse di questo tipo sono state quelle effettuate da Zaki in merito alla propria custodia.
È ulteriormente preoccupante il report realizzato dal Human Rights Watch che ipotizza la morte di 14 prigionieri nell’ultimo mese per il propagarsi nelle carceri della pandemia del Covid-19. Il fatto è ulteriormente data la condizione asmatica sofferta da Patrick Zaki e le menzionate condizioni di sovraffollamento delle carceri che certamente complicano le esigenze di distanziamento tra detenuti.
Si attende dunque un segnale da parte del governo italiano che possa segnare una svolta in una vicenda che sembra sempre più un tentativo di gradualmente far scivolare il giovane studioso nell’oblio. La prigionia politica è presa molto seriamente dal governo di Al-Sisi e non sono totalmente infondati i timori che la vicenda possa degenerare ulteriormente, tra le mura delle prigioni, lontano dagli occhi indiscreti della nostra penisola.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.