Passiamo al secondo capitolo della nostra disamina sui risultati delle elezioni regionali tenutesi il 20 ed il 21 settembre, passando in rassegna gli esiti della tornata ligure.
Elezioni regionali in Liguria
Trionfa il centrodestra in Liguria. Per molti versi, le risultanze degli scrutini ricalcano quanto visto in precedenza con gli esiti delle elezioni venete. Anche la Liguria, infatti, ha visto riconfermata la fiducia nel governatore uscente, proveniente dalla coalizione di centrodestra, Giovanni Toti. Il candidato leghista si è imposto ottenendo il 56,1%, sconfiggendo nettamente il candidato di centrosinistra Ferruccio Sansa di circa diciassette punti percentuali, in quella che è stata nella pratica una corsa a due, vista anche l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle a supporto di Sansa.
Anche in questo caso, delle indicazioni interessanti si possono trarre prestando attenzione ai dati numerici facenti capo a ciascuna lista.
Incominciando dalla coalizione vincente, si veda come anche in questo caso la lista personale del candidato vincitore, “Cambiamo con Toti Presidente” abbia ottenuto un maggior numero di consensi rispetto alla lista partitica. Nel caso di specie, la differenza è stata di cinque punti percentuali, dunque molto meno eclatante rispetto all’exploit visto in Veneto con la lista “Zaia Presidente”. Un profilo di interesse, tuttavia, viene rappresentato dall’elemento di novità insito alla lista personale di Toti, che ha fatto il suo debutto in queste elezioni e che nonostante questo è riuscita ad imporsi rispetto alle liste partitiche d’appoggio.
Un fenomeno, questo, che vedremo anche con le analisi dei prossimi giorni non essere affatto isolato e che in un certo senso avvalora le riflessioni sulla diminuzione di rilevanza dei simboli nazionali nelle elezioni regionali.
Come visto con il governatore veneto Luca Zaia, è possibile ipotizzare che anche la figura di Giovanni Toti abbia goduto di una crescita in popolarità dovuta alla gestione di determinati episodi. Se, tuttavia, per il primo si è trattato dell’emergenza coronavirus, per il secondo si può ipotizzare che abbia giocato un ruolo rilevante la gestione nel ricucire quella che si può dire essere stata una delle più profonde ferite della storia della regione Liguria, ovvero il crollo del Ponte Morandi. È facile immaginare come la costruzione del nuovo ponte, il quale si ricopre di un importante valore simbolico, abbia contribuito a rafforzare la fiducia nella figura del presidente riconfermato ed anche come questa fiducia, in un certo senso legata più ad episodi concreti, che ad episodi politici, abbia contribuito alla popolarità dell’individuo Giovanni Toti, anche a discapito della lista leghista.
Profili di interesse, inoltre, riguardano anche la questione centrosinistra. La regione ligure ha infatti ospitato la riproposizione in chiave regionale l’esperimento dell’alleanza PD-M5S. Si è trattato di un’alleanza non semplice, fin dall’inizio condita da incomprensioni e testa a testa, ma che nonostante tutto è riuscita a presentare un candidato ed un programma univoco al momento delle elezioni. Il risultato è stato, tuttavia, indubbiamente fallimentare. Sebbene il 38,9% ravvisabile al termine degli scrutini non rappresenti una percentuale drammaticamente bassa, uno dei principali elementi di spinta nell’ipotesi di alleanza tra le due forze politiche era dato proprio dall’esito delle precedenti elezioni, nelle quali la somma dei risultati dei due partiti raggiungeva il 52%, superando nettamente l’allora 34% ottenuto dalla coalizione di centrodestra, capitanata da Toti.
Tuttavia, questo fronte comune ha evidentemente avuto un effetto boomerang. Il PD perde quasi sette punti percentuali, mentre per i pentastellati è registrabile un altro allarmante tracollo, con la perdita di più di diciassette punti percentuali rispetto alle scorse elezioni. La speculazione sui motivi di questa discesa non richiede una fantasia eccessiva. Al di là dei meriti di Toti e del suo aumento di popolarità, le peripezie interni ai due gruppi nella fase di costituzione di un fronte comune anti-leghista, oppure l’impressione che questo fronte costituisse una forzatura eccessiva hanno sicuramente contribuito, almeno in parte, alla vittoria del centrodestra.
Per vedere il capitolo precedente, in cui parliamo delle regionali venete, cliccare sul link: https://www.laragnatelanews.it/attualita/elezioni-regionali-2020-chi-sono-i-vincitori/65141.html
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