Passiamo al terzo capitolo della nostra rubrica, tracciando i dati del trionfo marchigiano targato Lega e Fratelli d’Italia.
Elezioni regionali nelle Marche
Un risultato sorprendente, quello ravvisabile all’esito degli scrutini: dopo venticinque anni in cui le Marche hanno stabilmente costituito una solida base di centrosinistra, ad imporsi in quest’ultima tornata elettorale è il centrodestra, capitanato da Francesco Acqueroli. Con la vittoria del centrodestra, le Marche sono la seconda regione a cambiare bandiera nel 2020, dopo la Calabria a gennaio, e l’unica regione a cambiarla in quest’ultima tornata elettorale di settembre. Vittoria peraltro piuttosto netta, con la coalizione di centrodestra che ha distaccato l’amministrazione uscente di ben dodici punti percentuali, sfiorando la maggioranza assoluta dei voti.
Il prepotente 49,1% ottenuto dalla coalizione di Acqueroli aggiunge le Marche alla lista delle regioni conquistate dal centrodestra, che ora divengono 14, rispetto alle 5 governate dal centrosinistra. Il crollo della roccaforte marchigiana era, per la verità, sospettabile già in seguito ai risultati delle elezioni politiche del 2018, che avevano visto il PD uscire malconcio ed al terzo posto tra i partiti più votati, dopo Movimento 5 Stelle e centrodestra a guida Lega.
Tra le liste nazionali, vincitrice assoluta di questa elezione è senza dubbio “Fratelli d’Italia”, che è proprio la lista di cui si fa rappresentante il neo-governatore Acqueroli. I consensi alla lista guidata da Giorgia Meloni raggiungono infatti nella regione il 18,6%, aumentando di dodici punti percentuali la popolarità ottenuta alle regionali del 2015. Un risultato in linea con un fenomeno che presenta anche una portata nazionale, sebbene in maniera più attenuata, vista l’evidente crescita nei consensi del partito “Fratelli d’Italia”, che si concretizza ora anche con il primo presidente di regione.
La mappa dettagliata del voto racconta una certa disomogeneità, con una maggioranza a centrosinistra registrata nella circoscrizione del capoluogo marchigiano, in cui il candidato di centrosinistra e sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi ottiene addirittura il 43% ed una schiacciante vittoria del centrodestra a Macerata, storica roccaforte “rossa” che vede trionfare Acqueroli con oltre il 57% dei consensi.
Per quanto riguarda gli sconfitti, ancora una volta il tracollo più clamoroso riguarda la compagine del Movimento 5 Stelle, la quale perde tredici punti percentuali e lascia agli avversari 56mila voti. Meno drammatico il calo della coalizione di centrosinistra, che ottiene il 37,3%, registrando una perdita di circa quattro punti percentuali. Un’ipotesi di alleanza tra i due partiti era stata a lungo dibattuta, salvo poi spegnersi, non senza rancori, vista l’impossibilità di trovare un accordo sulla scelta del candidato.
Vari i possibile punti deboli che hanno determinato la sconfitta del centrosinistra, tra i quali proprio la mancata alleanza con i 5 Stelle, con i due candidati che puntano il dito l’uno contro l’altro, accusandosi reciprocamente di troppo egoismo. Secondariamente, gli strascichi lasciati dall’emergenza coronavirus. Se abbiamo visto l’effetto propulsivo di quest’ultimo con il governatore Zaia, lo stesso non si può dire riguardo alla regione marchigiana, dove il virus ha avuto un impatto devastante, dal punto di vista della perdita dei posti di lavoro e dei morti.
Un quinquennio non semplice, quello della lista di centrosinistra alla guida delle Marche, incominciato con il terribile terremoto del 2016 e conclusosi con le conseguenze drammatiche della pandemia. Nel frattempo, la chiusura di 13 ospedali in 5 anni, che ha avuto un impatto in termini di popolarità certamente più disastroso di quanto ci si poteva aspettare.
Ad onor del vero, la gestione in concreto della pandemia da parte dell’ormai ex-governatore Ceriscioli aveva garantito un notevole incremento di popolarità a quest’ultimo, con la decisione forte di chiudere le scuole ben prima delle direttive nazionali. La scelta politica del candidato successivo alla guida del centrosinistra nelle Marche, tuttavia, era già stata fatta e Ceriscioli non ha potuto veder concretizzarsi questo crescente consenso in sede elettorale.
Si aggiunge anche questo ai potenziali rimpianti di un centrosinistra che dovrà ora agire per la prima volta nelle Marche da opposizione, almeno fino alle prossime urne.
Per visionare i capitoli precedenti dell’analisi delle regionali, seguire i link qui sotto:
https://www.laragnatelanews.it/attualita/elezioni-regionali-2020-chi-sono-i-vincitori/65141.html
https://www.laragnatelanews.it/attualita/elezioni-regionali-2020-chi-vince-2/65149.html
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