Ma proprio ora che abbiamo cominciato a capire cosa significa essere cittadini europei dobbiamo prendere atto che si cambia direzione?
In pochi mesi, un tempo piuttosto ristretto rispetto a quello impiegato per maturare un vero e proprio sentire europeo tra tutti noi, Paesi situati ai confini esterni dell’Europa, come la Grecia e l’Italia , dovranno trovare la soluzione per impedire che il “problema” dell’immigrazione (ed in particolare dell’immigrazione clandestina) continui ad arrivare ai più “rigorosi” Paesi interni confinanti… oppure torneranno le frontiere a dividerci.
Nel caso ricorrano le condizioni che il “Comitato di Valutazione Shengen” riterrà sufficienti, gli Stati confinanti potranno attuare il ripristino dei controlli alle frontiere, dai sei mesi ai due anni di tempo : l’articolo 26 del Trattato di Schengen, prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni in caso di grave minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza interna, o di gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne.
Se si dovesse verificare questa eventualità si potrà continuare a viaggiare liberamente per il territorio comunitario, ma certo qualcosa cambierà. Intanto, durante le prossime vacanze estive potrebbe tornare prepotentemente nel nostro vocabolario una parola messa da parte da tanti anni: “Frontiere”.
Il meccanismo di valutazione Schengen, istituito nell’ottobre 2013, prevede la verifica dell’applicazione delle norme Schengen in un determinato Stato membro attraverso visite di monitoraggio da parte di un’équipe di esperti degli Stati membri e di Frontex, sotto la guida della Commissione. Anche l’Italia dispone di un “Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione ed il funzionamento della Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen e di vigilanza sull’attività dell’unità nazionale Europol” con funzione di valutazione delle questioni Nazionali e dei rapporti con i Paesi comunitari .
Tutte queste istituzioni sono il frutto del lavoro effettuato dagli Stati membri in tutti questi anni ed in particolare l’effetto del più recente fenomeno di immigrazione che si sta verificando dall’Africa verso l’Europa con le proporzioni di un esodo di massa.
Questo fenomeno, unico nella storia moderna del mondo, fa vacillare le sicurezze di Schengen. Il dato di attualità ha reso note le istituzioni di Schengen e le loro funzioni anche ai più profani cittadini e viaggiatori…
Ma cosa potrebbe verificarsi per il viaggiatore comune se nella peggiore delle ipotesi tutti i paesi confinanti con l’Italia dovessero mettere i controlli alle frontiere?
Beh … basta fare una passeggiata in Francia che dopo gli attentati ha ripristinato il controllo alle frontiere! In realtà ci si accorge che quando si arriva dall’Italia in un qualsiasi aeroporto francese si dovrà fare la fila per mostrare il proprio documento di identità valido per l’espatrio…
Insomma noi cittadini europei dovremo semplicemente armarci di un po’ più di pazienza rispetto a prima e calcolare dei tempi più rilassati per uscire dall’aeroporto. Nulla che non si possa risolvere con una buona logistica…
Il vero cambiamento, secondo me, potrebbe essere molto più difficile da spiegare, cioè potrebbe intaccare profondamente quel sentimento maturato dal 1985 in poi, poco alla volta, tra i cittadini dell’unione europea: quello di sentirci a casa in tutta l’Europa unita.
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