Un enorme cumulo di macerie in mezzo alla neve. Sembra quasi impossibile che 11 persone siano riuscite a uscire vive da quello che è un hotel solo nei ricordi e nelle foto scattate fino a qualche istante prima della valanga. Ricopiano è un nome che da una settimana ad oggi ha risuonato su tutti i media, ha coinvolto e fatto sperare tutte l’Italia, da quando gli unici quattro bambini presenti nell’albergo, sono stati estratti sani e salvi. Un miracolo. Un miracolo tanto richiesto e atteso anche per le altre vittime, quelle che non si è riusciti a raggiungere nei primi giorni e che dalla scorsa mezzanotte non hanno più richieste di speranza. Sono stati ritrovati purtroppo anche gli ultimi due corpi dei dispersi, concludendo così le ricerche di sopravvissuti nell’hotel della tragedia. Sono Marco Tanda e Jessica Tinari, 25 e 24 anni. Originario di Macerata, Marco era un pilota della compagnia Ryanair: è stato trovato insieme alla sua fidanzata sette giorni dopo il disastro.
Una storia che ha toccato ognuno di noi da vicino, stringendoci alle famiglie di chi ha vissuto questa terribile esperienza: 28 ospiti di cui 4 bambini e 12 dipendenti dell’Hotel. Il bilancio è disastroso con 29 vittime e 11 sopravvissuti, di cui due che si trovavano all’esterno dell’Hotel scampando alla valanga, il manutentore Fabio Salzetta e l’ospite Giampiero Parete, i primo ad aver inviato le richieste di soccorso anche se prese inizialmente come una bufala dal primo soccorso telefonico.
Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha così comunicato la fine delle ricerche anche se le attività nella zona sono ancora in atto. Sono stati in 1000 a prendere parte all’emergenza “per tentare di salvare il maggior numero di vite. Abbiamo gioito quando questo è avvenuto e ci siamo rattristati quando non ce l’abbiamo fatta. Ma si è lavorato incessantemente. Ooccorre lavorare di più sulla consapevolezza del rischio, per avere sistemi più performanti: bisogna migliorare complessivamente il sistema perché deve funzionare l’intera filiera“.
Il direttore centrale delle emergenze dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Romano, ha spiegato le difficile attività svolte dai soccorsi da subito, in una delle emergenze “tra le più complesse che abbiamo mai gestito: il crollo di un edificio di 4 piani sotto una valanga in uno scenario di terremoto, con l’impossibilità di arrivare sia via terra che via aria e con le comunicazioni difficili. I vigili del fuoco hanno lavorato 25, 26 ore di seguito, parlando con le persone vive e facendo loro vedere la luce della torcia, infilandosi in buchi di 30 centimetri. Non riuscirei mai a raccontarvi cosa significa. L’azione di individuazione dei sopravvissuti è stata progettata e realizzata, attraverso la realizzazione di mappe. Si è agito in una certa direzione, sono stati raggiunti i locali indicati e sono state trovate le persone lì dove avevamo ipotizzato fossero“.
Come scordare i primi soccorritori arrivati sul posto contando solo sulle proprie forze, armati solo dei propri sci fino ad arrivare ore prima di tutti gi altri, sul posto della tragedia, trovandosi di fronte a un hotel collassato su se stesso vittima di una valanga che aveva spazzato via tutto. Sotto la neve incessante, unico rumore di sottofondo. Hanno cominciato a scavare e dopo il primo giorno di ricerche sono stati estratti vivi in quattro, contando di poter poi salvare altre persone che si sperava fossero rimaste dentro le sacche di aria sotto i detriti. Poi il ritrovamento di tutti i bambini e una madre, salvi, e della famiglia di Giampiero Parete che da fuori aveva visto inerme arrivare la neve a schiacciare tutto davanti ai suoi occhi. Dopo altre 4 persone tirate fuori vive. Quando poi hanno cominciato a trovare le vittime, la Procura di Pescara ha cominciato a tirare le somme di quanto accaduto, verificando anche le possibile azioni errate nei soccorsi, dovute alla prima sottovalutazione della gravità della situazione a Rigopiano nei giorni della bufera di neve.
Ora si aspettano le autopsie, tutte richieste mentre le famiglie vorrebbero solo dare la giusta sepoltura ai propri cari. Secondo i primi risultati le morti sono avvenute tutte per varie concause, mentre Domenico Angelucci, medico legale di parte, ha mostrato un caso di morte per assideramento, quello di Gabriele D’Angelo, su cui “non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali”. In questo caso un ritrovamento più veloce forse gli avrebbe potuto salvare la vita. Stessa ipotesi anche per Alessandro Giancaterino che si trovava a fianco della vittima precedente. Secondo il Pm la conferma delle concause è cosa certa. Alcuni sarebbero deceduti proprio per schiacciamento nell’impatto con la valanga, mentre altri per diverse motivazioni successivamente alla tragedia.
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