In questi giorni l’Europa ha raggiunto importanti accordi a livello europeo e nazionale, raggiungendo un price gap per il gas e la grande novità della carbon tax alle frontiere.
Premesse: che cosa è la carbon tax?
La carbon tax è una ecotassa calcolata sulla quantità di emissioni climalteranti immesse nell’atmosfera e che prevede quindi un’aliquota su ogni tonnellata di anidride carbonica prodotta dalle aziende.
Un meccanismo alternativo alla carbon tax è quello dell’ETS (Emission Trading System), che è uno strumento esplicito per la determinazione del prezzo che limita la quantità di emissioni di gas serra consentite ed è, quindi, il mercato a determinare il prezzo attraverso lo scambio di quote di emissione da parte degli emittenti.
L’Europa approva il CBAM
In linea agli obiettivi dell’Unione Europea verso il piano climatico Fit for 55 (un pacchetto di proposte che mira a fornire un quadro coerente ed equilibrato per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE), l’Ue ha raggiunto un importantissimo accordo sul clima inserendo all’interno dell’ETS, una grande novità che riguarda il cosiddetto meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il CBAM.
Il CBAM riguarda le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio. Con questo nuovo approccio, dovrà essere pagato il prezzo della CO2 dell’UE prima di entrare in Europa, sui prodotti importati, provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea.
Il suo obiettivo è evitare, nel pieno rispetto delle norme commerciali internazionali, che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra dell’UE siano vanificati da un aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini, attraverso la delocalizzazione della produzione in Paesi terzi dove le politiche sul clima sono meno stringenti.
Il CBAM diventerà operativo a partire dall’ottobre 2023 in maniera progressiva.
Pascal Canfin, presidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo ha affermato:
“Per la prima volta, garantiremo un trattamento equo alle nostre imprese, che pagano un prezzo del carbonio in Europa, e ai loro concorrenti stranieri, che non lo fanno”; “Questo è un passo importante che ci consentirà di fare di più per il clima proteggendo le nostre attività e i nostri posti di lavoro”.
Price gap sul gas
Dopo mesi di lunghe trattative, è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione per un tetto massimo per il prezzo del gas.
Gli stati membri dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul price gap del gas, da acquistare dai paesi esterni all’Europa, fissandolo a 180 euro al megawattora.
Il tetto entrerà in vigore a partire dal prossimo 15 febbraio e scatterà solo se il prezzo del gas sul mercato europeo sarà maggiore di 35 euro rispetto alla media di altri mercati internazionali per almeno tre giorni.
Il tetto dovrebbe servire a contrastare gli effetti della crisi energetica ed evitare aumenti dei costi delle bollette che a seguito della guerra in Ucraina e quindi dell’aumento del prezzo delle forniture, avevano ancor di più aumentato le preoccupazioni e l’urgenza di introdurre un price gap.
Erano mesi che i Paesi Europei discutevano di questa possibilità, senza però raggiungere un accordo, i paesi più contrari erano Germania, Ungheria, Austria e Paesi Bassi, che non volevano mettere a rischio le forniture di gas e d’altro canto potevano permettersi di pagare i prezzi seppur altissimi.
Dall’altro lato c’erano circa una quindicina di Paesi, tra cui soprattutto Italia, Francia e Spagna, che spingevano molto su questa misura per abbassare il costo dell’energia.
Il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica così si esprime: “È la vittoria dell’Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo”.
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