“Exit Tragedy pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan”.

Era il 15 agosto 2021 e precisamente una domenica .

Sicuramente in Italia molta gente era al mare, o in qualche località di montagna a cercare refrigerio e sicuramente a festeggiare il ferragosto.

A Kabul in quel giorno si tornava indietro nel tempo, un tempo che nessuno del popolo afgano avrebbe mai voluto ripercorrere. La bandiera talebana veniva issata su Kabul che veniva “presa” per la seconda volta. La caduta della Repubblica islamica dell’ Afghanistan veniva proiettata sugli schermi, rappresentando dolorosamente la profonda crisi umanitaria di una nazione martoriata. Disperazione, paura, sgomento e subito attivato il massimo lavoro delle associazioni umanitarie per aiutare la popolazione, soprattutto bambini e le donne, quelle donne a cui viene negato il diritto di esistere.

Le immagini e le notizie si sono alternate sui vari canali, documenti bruciati, anni di vita, di storie, dispersi tra la cenere e la polvere, mentre il mondo andava avanti.

Grazie ad associazioni come Zonta International,  organizzazione mondiale riconosciuta dall’ Unesco, che sostiene i diritti delle donne, si è creato un vero e proprio “faro”, punto di riferimento per traghettare notizie, sostegno e supporto concreto nel tempo .

Zonta Roma Capitolium ( parte integrante di Zonta International) alimenta proprio quella luce creando la prima edizione dell’ evento “Un faro per le donne di Kabul” nel novembre 2021 con la proiezione al Cinema Caravaggio del film The Orphanage della regista Sharbanoo Sadat. La giovane regista nata nel 1991 a Kabul scappò proprio dalla sua città nativa nel mese di agosto durante l’occupazione e con il suo lungometraggio ha voluto testimoniare come l’arte possa essere un mezzo per l’ emancipazione e la rappresentazione di una libertà in un mondo così complesso, a noi difficile da comprendere ( o da ricordare).

Roma continua a sostenere il progetto nel tempo, organizzando anche ad aprile 2023 presso il Marriot Grand Hotel Flora, la presentazione del libro di Maria Clara Mussa e Daniel Papagni “Exit Tragedy pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan”.

Un racconto attraverso le testimonianze vissute da Maria Clara Mussa direttrice del magazine Cybernaua.it e dal fotografo e reporter Daniel Pagani, che hanno saputo raccogliere nelle loro missioni giornalistiche tra il 2009 e il 2021, le parole della  popolazione afgana, le interviste alle forze speciali americane impiegate nelle “missioni di pace”, che hanno convissuto anni sotto lo stesso cielo, visto le stesse montagne, battuto la natura selvaggia con un popolo troppo schiacciato da imposizioni culturali, ma che grazie proprio a queste testimonianze tangibili e rappresentative ha la forza di andare avanti. Una forte fotografia istantanea di un momento di vita e di storia che deve essere mostrato.

Grazie a questi eventi possiamo confrontarci, riflettere e mantenere viva l’attenzione su avvenimenti e situazioni inaccettabili per lo sviluppo di un popolo, ma soprattutto per lo sviluppo di una nazione a livello culturale ed economico.

In un passato neanche troppo lontano ci siamo trovati anche noi a raccontare (perché vissuto) di viaggi in paesi lontani per trovare lavoro, di miniere di carbone buie e profonde, di spose bambine che forse non sapevano neanche scrivere il loro nome completo, di voglia di farcela… non dimenticare significa anche capire, per migliorare tutti.

kabul – wikipedia

Commenta