Gli assistenti virtuali sono ormai parte integrante di molti dei dispositivi che utilizziamo quotidianamente, permettendo di comunicare rapidamente attraverso comandi vocali. Questo è reso possibile dalla continua evoluzione dell’intelligenza artificiale e dal machine learning che impara a comunicare con gli esseri umani per comprendere le richieste impartite e dare una risposta quanto più soddisfacente possibile.
E’ da tempo, tuttavia, che proprio i comandi vocali utilizzati dalla maggior parte degli assistenti digitali al centro di polemiche legate a presunte violazioni della privacy. Tutto è legato al fatto che le principali aziende tecnologiche, per migliorare questi servizi, avrebbero raccolto le conversazioni degli utenti arrivando addirittura a trascriverle con l’obiettivo di migliorare gli algoritmi e ottimizzare queste funzionalità. E tra queste, ha rivelato Bloomberg, ci sarebbe anche Facebook.
Una inchiesta pubblicata da Bloomberg attraverso le testimonianze di testimoni che hanno scelto di rimanere anonimi, ha rivelato che il social network guidato da Mark Zuckerberg avrebbe pagato centinaia di collaboratori esterni alla società con il compito di trascrivere i messaggi audio degli utenti attraverso i suoi servizi. Secondo le rivelazioni trapelate, Facebook non rivelava da dove arrivavano le registrazioni né per quale motivo fosse necessario effettuare le trascrizioni.
Facebook stessa ha deciso di confermare questa pratica, facendo però alcune precisazioni. Intanto ha confermato di aver sospeso le trascrizioni dei messaggi vocali più di una settimana fa, esattamente come fatto da Apple e Google. Inoltre ha spiegato che venivano trascritti esclusivamente i messaggi audio degli utenti che avevano dato il proprio consenso attraverso l’app Messenger. Le trascrizioni, secondo Facebook, servivano a comprendere se l’intelligenza artificiale aveva compreso correttamente i comandi vocali.
Come riportato da Bloomberg, nel regolamento ufficiale di Facebook viene svelato all’utente che la società raccoglie informazioni, comunicazioni e altri dati quando si inviano messaggi, ma non viene fatto alcun riferimento ai messaggi vocali. Inoltre non viene menzionata l’esistenza di una squadra che si occupa di trascrivere i messaggi vocali, ma vengono solo citati distributori e fornitori di servizi che supportano l’attività del social network per capire come vengono usati i suoi servizi.
Era il 2018 quando, durante un’audizione al Congresso, in merito alla gestione della privacy degli utenti, Mark Zuckerberg in persona aveva risposto ad un senatore:“Lei sta parlando di questa teoria del complotto secondo cui noi ascoltiamo quello che passa per il microfono degli utenti e lo usiamo per la pubblicità. Non lo facciamo“. Specificando che l’azienda accede al microfono degli utenti solo se questi esprimono il proprio consenso.
Facebook è solo l’ultima azienda in ordine cronologico, che ha confermato queste pratiche. Diverse inchieste giornalistiche hanno svelato nelle scorse settimane strategie simili messe in atto da colossi come Google, Apple e Amazon. Il colosso di Cupertino, ad esempio, raccoglieva le conversazioni degli utenti con Siri inviandole a dipendenti in diverse parti del mondo per trascriverle e migliorare la comprensione dell’assistente vocale. Dopo le proteste degli utenti, Apple ha deciso di sospendere questa attività.
Anche Amazon è finita al centro di polemiche, dopo che Bloomberg ha scoperto che l’azienda raccoglieva e trascriveva i messaggi vocali degli utenti attraverso Alexa impiegando migliaia di dipendenti, sempre con l’obiettivo di migliorare il servizio.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.