Innanzitutto, il modo corretto di chiamare la “festa delle donne”, oltre che il più significativo, è “Giornata Internazionale dei Diritti della Donna”. Si tratta di una celebrazione mondiale, che presenta le proprie peculiarità in ciascun paese, come il regalo delle mimose in Italia, ma che conserva ovunque il ruolo di giornata dedicata a valorizzare lo status della donna, come una sorta di promemoria mondiale rispetto a una delle esigenze più pressanti del nostro presente: quello della parità di genere.
L’origine di una festa dedicata alle donne è da datarsi al 28 febbraio 1909, negli Stati Uniti, dove fu proposta dal Partito Socialista Americano. Le motivazioni dietro all’indizione della giornata è dibattuta, ma la maggior parte delle fonti conducono ad un festeggiamento dell’anniversario del più grande sciopero femminile avuto luogo nel paese: quello delle camiciaie del 28 febbraio 1908. Lo sciopero era stato a sua volta organizzato dal partito socialista, che avrebbe fissato la data l’anno successivo per indire una manifestazione per il suffragio femminile e, in questo modo, si sarebbe cristallizzata l’abitudine di celebrare in una giornata specifica i diritti delle donne.
E che cosa c’entra l’8 marzo?
In realtà, i successivi Women’s Day americani proseguirono approssimativamente sempre all’ultima domenica di febbraio, mentre un approccio variabile a seconda del paese veniva adottato in Europa, dove, sempre per il tramite dei partiti socialisti disseminati nei paesi occidentali, la tradizione veniva importata anche qui. Un evento che pare aver contribuito a fissare la data all’8 marzo sembra essere stata la rivolta anti-zarista della Russia rivoluzionaria nel 1917, a cui presero parte moltissime donne e che portò alla celebrazione annuale dell’apporto femminile a tal rivolta. Fu Vladimir Lenin, nel 1922, ad indire ufficialmente la festività il giorno dell’8 marzo.
A livello globale, però, il vero passo avanti nella fissazione di un giorno unico è arrivato con la formalizzazione dell’8 marzo come data ospitante la Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale. Oggi, rappresenta una festività ufficialmente riconosciuta in 25 paesi, ma che viene celebrata informalmente in tutto il mondo.
Localmente, tuttavia, ciascun paese conserva le proprie peculiarità: come detto, in Italia vi è per tradizione il regalo delle mimose, usanza comune ad Albania e Georgia. In Bulgaria e Romania, invece, l’8 marzo è anche la festa della mamma, in cui fiori e altri doni vengono regalati a madri, o nonne. In Francia, le mimose diventano invece viole, mentre in Polonia sono i garofani il fiore tradizionale.
Ad ogni modo, spiegatane l’origine, la Giornata della Donna non può limitarsi ad uno scambio di doni voluto dalla tradizione, o ancor peggio ad un goffo contrappeso rispetto alla diseguaglianza che attanaglia il mondo femminile. Le esigenze e le priorità delle donne sono acclarate e servirebbero centinaia di articoli specifici per ogni settore per elencare i disagi che ciascuna donna affronta nella propria vita in termini di opportunità, apprezzamento e remunerazione, rispetto agli uomini. Partendo dai casi più estremi di reificazione di alcune comunità tribali, o proprie di alcune religioni, si passa alla discriminazione sottile e quotidiana dei paesi occidentali nei giorni nostri.
Entrambe vanno combattute assiduamente, con scelte quotidiane per combattere il bias subconscio che induce a percepire il genere femminile come a priori diverso da quello maschile: leggere libri scritti da donne, articoli scritti da donne, vedere film diretti da donne, scegliere di chiedere consiglio ad una donna su temi considerati prettamente maschili. Combattere il pregiudizio non è scontato e richiede un grosso sforzo pur essendo convinti della bontà della battaglia. Richiede anche uno sforzo pubblico, in termini di regolamentazione e in termini di educazione. L’ambizione è quella di un futuro in cui le quote rosa non siano più necessarie e in cui i salari tra i due generi siano finalmente equivalenti.
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