Chi è vittima di violenza non sempre lo denuncia e molte volte addirittura pensa di meritarla. Così è accaduto anche per una ragazza che a soli 18 anni, dopo aver subito le botte del fidanzato, ha deciso di togliersi la vita. La sua decisione è stata dettata non dal fatto di subire violenza, ma dalla sua convinzione di meritare di essere stata picchiata.
Questo quanto emerge dagli SMS e le mail inviati alle amiche. Emily Drouet fa parte dell’ampia casistica di vittime che non riesce a liberarsi del proprio aguzzino e che alla fine viene anche portata a credere di essere responsabile degli abusi subiti portandosi dietro un carico di violenza e di sensi di colpa. “È colpa mia. L’ho fatto arrabbiare“, questo il messaggio inviato poco prima di togliersi la vita, le stesse parole che poi sua madre ha fatto riprodurre su dei poster affissi nell’università di Aberdeen, che la ragazza frequentava, insieme ad altre università scozzesi. Così ala madre vuole aiutare chi come sua figlia è vittima di violenze, così da capire che non si ha nessuna colpa e che “la violenza non è mai giustificabile, che non sono sole, che una via d’uscita c’è, sempre“.
Ma lui chi è? Si tratta di un ragazzo conosciuto all’Università, Angus Milligan, uno studente di psicologia di qualche anno più grande, bravo negli sport e bello. Insomma, un insospettabile che da amante è diventato aguzzino. La prendeva a schiaffi, la mensa fino a prenderla a calci e a stringerle il collo con violenza.
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