Continuiamo con la nostalgia e a raccontarci di personaggi che hanno segnato un tempo, il nostro, in cui correvamo nel campi di pallone e imitavamo i campioni di calcio – all’epoca italiani – che erano anche i più forti calciatori nel mondo. La scorsa settimana ho ricordato il Grande Paolo Rossi e il Mitico Marco Tardelli, nell’articolo , denominato “1^ Tempo“, oggi proseguo parlando dell’elegantissimo e bravissimo Roberto Baggio e anche di colui che come un flash, raccontò un pezzo di storia del calcio in agrodolce, un ascesa e un tramonto velocissimi, ma che lasciarono comunque il segno, con Totò Schillaci.
Baggio è stato uno di quei rari campioni amati da tutti indistintamente, non importa che giocasse nella squadra del cuore o in quella avversaria. E’ stato davvero, come pochi altri, un numero uno nella storia del calcio italiano. Uno di quei personaggi che rimarranno vivi nella nostra memoria, di cui parlare e di cui ricordare l’uomo, oltre al giocatore. L’hanno pensata così anche coloro che presiedono alla consegna dei premi Nobel, nel 2010 a Hiroshima, votato proprio dai premi Nobel, ha avuto il World Peace Award, primo caso di un calciatore che vince il titolo di “Uomo di Pace” per i suoi assist alla difesa dei diritti umani. Finita la sua avventura nel pallone se ne è allontanato senza più mostrarsi, schivo e assente (se non per eventi benefici) a qualsiasi cosa riguardasse quel pianeta a cui tanto aveva dato, e dal quale aveva ottenuto fama, successo e riconoscimenti (tra tutti il pallone d’oro).
Roberto Baggio non è stato mai un uomo squadra, nè la bandiera di una squadra, se non della Fiorentina che lo aveva “adottato” ed era scesa perfino in piazza per protestare quando venne ceduto. A 13 anni muove i suoi primi passi come professionista nel Lanerossi Vicenza con cui esordisce in C1 nel 1983 (proprio come Paolo Rossi qualche anno prima).
Dal 1985 al 1990 gioca con la Fiorentina, arrivando alla Nazionale già nel 1988. Lo stesso anno ci fu il suo passaggio alla Juventus.Vince Uefa (’92-’93), scudetto e Coppa Italia nel ’94-’95. Nel ’93 conquista il Pallone d’oro.
Nel Mondiale USA del 1994 è il protagonista indiscusso del gruppo degli Azzurri. Purtroppo lo sarà anche per il fatidico rigore sbagliato. Nel 1995 passa al Milan con cui vince lo scudetto. Rimane per due anni, per poi passare al Bologna, dove dopo anni di profilo basso ritorna ad essere protagonista, tanto da essere convocato per i Mondiali di Francia del 1998. Passa nuovamente ad un’altra squadra, stavolta l’Inter per altri due anni. Finisce la sua carriera al Brescia dove concluderà la sua carriera nel 2004. E poi?
Poi c’è stato un silenzio che ne ha decretato l’allontanamento volontario da quel mondo. Roberto Baggio è uomo di grande umanità e altruismo. Si è sempre adoperato per la tutela dei bisognosi, malati ed oppressi, sopratutto se bambini, diventando ambasciatore dell’UNICEF. Per molto tempo si è diviso tra Italia e Argentina, dove si era innamorato del popolo, oltre che delle distese dove praticare la caccia (il suo discutibile hobby). Poi è’ stato, ricontattato per un incarico di prestigio (in apparenza) dalla Federcalcio, per seguire un progetto per nuove strategie per lo sviluppo del Calcio. Le sue proposte però sono restate inascoltate e lui, giustamente, ha mollato tutto e tutti. Oggi il pallone non è un mondo lontano, ma locale, se ne occupa nel suo più piccolo ma vero mondo. Segue anche un progetto tutto suo da presentare alla FIFA, riprendendo quanto già aveva fatto a livello nazionale e ampliandone gli scenari. Non rilascia interviste, e si tiene sempre lontano dai riflettori, “a parlare spesso si finisce per dire delle banalità”. Vive ad Altavilla Vicentina e sa apprezzare le cose vere e sincere.
E Totò Schillaci, Che fa oggi? Di lui se ne sono perse le tracce. Dopo un clamoroso exploit ai Mondiali – fortemente voluto – dall’allora allenatore Vicini…. la sua carriera volse velocemente al termine per i troppi infortuni. Cercò gloria in Giappone, ha partecipato ad un reality e ha fatto con scarso successo il politico e poi ancora l’attore… Davvero tanta tenacia, come quando correva nei campi di pallone con quella forza e quello sguardo indimenticabili.
Tutto si riusci a materializzare quando nella stagione 1989/90 Schillaci fece una stagione straordinaria con la maglia della Juventus, arrivò la convocazione per i Mondiali (anche se in panchina), per un’eventuale staffetta con Vialli. Invece debuttò alla prima partita, e non lasciò più quella zona del campo. Dopo soli quattro minuti fece il suo primo gol, che decretò la vittoria. Si laureò, con 6 reti, capocannoniere del Mondiale. Poi dopo la bolla del Mondiale, la sua parabola divenne poco a poco sempre più in discesa. Passò all’Inter dove restò per due anni, lunghissimi costellati da infortuni e rendimento altalenante. Dopo l’esperienza lombarda si è trasferito in Giappone per ben quattro anni.Tanta …tantissima responsabilità ma anche tante soddisfazioni.
La sua vita privata l’ha visto ultimamente testimone indiretto della situazione che sta vivendo la sua ex moglie, sfrattata e abbandonata dalle Istituzione, che ha tentato il suicidio. Lui invece pochi anni fa si è risposato con Barbara. Il giorno delle nozze i suoi figli hanno fatto da testimoni alle nozze.
Per Totò, è tornato l’amore ed una vita nuova. Lui però non dimentica le origini, i sacrifici e la fatica. Andando a ritroso nel tempo, si torna al campo impolverato che lo vide ragazzino, lo stesso campo che ora lui ha acquistato. La sua storia parte da lontano, e grazie al supporto anche economico del padre, Totò vede delle opportunità ma lontano da casa. L’opportunità viene colta al volo e i primi successi in serie C gli aprono la strada proprio verso la sua Juventus, poi il passo fu breve… ma già ne abbiamo parlato.
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