Il Giornalista recluso in Turchia.
Questa mattina accendendo la TV per vedermi il telegiornale delle 7.00, ad Uno-mattina si parlava di Gabriele Del Grande. Non lo conoscevo, non sapevo nulla della sua vicenda.
Gabriele Del Grande è un giornalista, documentarista e regista che ha preso a cuore i mali del del nostro Tempo. Si è concentrato sulle masse di persone che si spostano, scappano dalla loro terra martoriata dalle guerre in cerca di una vita migliore e molte volte muoiono. Si è sempre occupato di tematiche che riguardano chi soffre e viene dimenticato, nei punti più lontani, nelle terre di confine. Guarda ai soprusi con sensibilità candore e partecipazione. Tematiche forti presenti nel suo Blog “Fortress Europe”. Tratta, come dice nello specifico di “Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell’Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d’Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere” .
Si trovava in Turchia. Dal 10 Aprile si trova recluso in un carcere, senza un arresto formalizzato. Le autorità avevano parlato di una imminente espulsione, reimbarco da Istambul per Roma, ma non c’è stata. Lo hanno preso le forze di polizia al confine con la Siria, accusandolo di non avere la regolare autorizzazione Stampa concessa ai giornalisti per i territori particolarmente Caldi.
Dal giorno del fermo Gabriele, per sette giorni non ha potuto neppure telefonare a casa. Su uno dei suoi profili Facebook (quello di uno dei suoi libri/documentario più significativi – Io sto con la Sposa), viene riportata la notizia che ha iniziato uno sciopero della fame per avere riconosciuti i suoi diritti. La prima telefonata è avvenuta ieri 18 aprile. Il Giornalista lamentava di avere i documenti in regola, non poter avere un referente, avvocato o contatti con la nostra Ambasciata ad Ankara. Ha subito interrogatori inerenti l’attività svolta.
Nella telefonata ha raccontato questo: «Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano. Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti».
La nostra Diplomazia attraverso il Ministero degli Affari Esteri aveva fatto sapere che del Grande sta bene, e ha diffuso una nota in cui si chiede che il giornalista «sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge». Il Ministro Alfano ha detto di seguire personalmente lo sviluppo del caso. Ha inviato a Muğla il console d’Italia a Smirne per rendere visita al connazionale e l’ambasciatore d’Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963.
Il Mondo di internet intanto si è mosso per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare perché Gabriele venga liberato il prima possibile. Questo narratore dei drammi del mondo non deve essere dimenticato. Su ” Change.Org” è possibile sottoscrivere una petizione a favore della sua liberazione.
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