Felicien Kabuga, all’età di 84 anni, è stato scovato e fermato dalle autorità francesi in un appartamento nella periferia di Parigi. Questo arresto è il punto conclusivo di una latitanza iniziata addirittura nel 1994, anno in cui avvenne il genocidio dei tutsi in Ruanda.
Ora, allo scopo di comprendere a pieno l’importanza del fatto che questo uomo venga consegnato alla giustizia, appare fondamentale delineare in breve le sue responsabilità in quella che è stata una delle pagine più buie dell’umanità del ‘900.
La tensione razziale presente in Ruanda tra i membri appartenenti all’etnia degli hutu e quelli appartenenti all’etnia dei tutsi conobbe una rapida escalation agli inizi degli anni ’90 e nel 1994 toccarono il proprio apice.
In pochi mesi gli hutu si resero artefici di innumerevoli e barbare uccisioni nei confronti dei tutsi, uccisioni che facevano parte di una chiara politica genocidaria volta ad estirpare la presenza di questi ultimi dal territorio ruandese.
Avendo pertanto chiaro in mente quale fosse l’obiettivo finale di tali atti, risulta evidente che fossero assolutamente necessarie ingenti risorse economiche per far fronte alle inevitabili spese che un “progetto così ambizioso” avrebbe di certo richiesto.
Ed ecco che, a questo punto, entra in gioco Felicien Kabuga. Uomo ricchissimo, fu lui a finanziare gli attacchi dei soldati nei confronti dei tutsi, mettendo a disposizione il denaro utile ad acquistare armi e munizioni.
Ma il suo contributo non si arrestò qui: i soldi di Kabuga furono anche investiti nella “radio Mille Colline”, ossia il mezzo di comunicazione attraverso il quale le autorità hutu diffondevano in tutto il paese messaggi carichi di odio e discriminazione ai danni dei tutsi, non perdendo nessuna occasione per definire questi ultimi “scarafaggi” e invitare tutta la popolazione a distruggerli e annientarli.
Così ricordando che, sin dai tempi dello Statuto del Tribunale di Norimberga, diversi strumenti giuridici sono stati impostati al fine di estendere la responsabilità penale anche a coloro che, pur non perpetrando di mano propria alcun crimine, hanno cionondimeno concorso alla realizzazione della fattispecie, allora è chiaro che non sarà troppo difficile per i procuratori della Corte formalizzare le accuse nei confronti di Felicien Kabuga.
Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda istituito con Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu fu disciolto nel 2015. Dunque Kabuga sarà condotto davanti ai giudici della sezione residuale del Tribunale, con sede quindi non più ad Arusha, bensì all’Aia, nei Paesi Bassi.
La notizia del suo arresto è una tappa fondamentale nel percorso della giustizia penale internazionale, in quanto è la prova tangibile che, grazie all’impegno e alla collaborazione profuso dalle autorità di diversi paesi, risulta possibile, anche dopo tutto questo tempo trascorso, assicurare criminali di tale portata alla giustizia e far pagar loro il prezzo del sangue versato.
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