La minuscola Gibilterra, territorio britannico sulla costa spagnola, con i suoi 30 mila abitanti, è pronta il prossimo 19 Marzo a fare un salto in avanti nel campo dei diritti civili delle donne.
I suoi abitanti saranno infatti chiamati a votare un referendum per legalizzare l’aborto e secondo fonti locali susciterà ancora più tumulti di quello che il 23 Giugno 2016 ha portato i suoi abitanti a decidere se appoggiare l’uscita dall’Unione Europea. Fino ad oggi, Gibilterra ha avuto una delle leggi più dure contro questa pratica: la pena per chi la infrange può infatti arrivare fino all’ergastolo secondo la Sezione 16 del Crime Act del 2011.
Il prossimo 19 Marzo i cittadini saranno quindi chiamati a superare un traguardo storico che garantirà l’aborto prima della dodicesima settimana di gravidanza ogni qual volta il proseguimento della gravidanza possa rappresentare un rischio per la salute mentale della mamma, ed il governo in tal senso ritiene che questo sia il meccanismo appropriato per praticare aborti in caso di stupro o incesto.
Il disegno di legge afferma inoltre che l’interruzione di una gravidanza sarà consentita tutte le volte in cui il feto possa subire rischi sostanziali come anomalie fisiche o mentali.
E se in Gibilterra sono pronti a votare la prossima settimana, in molti Paesi del mondo la pratica dell’aborto continua ad essere considerata illegale, determinando così una violazione dei diritti fondamentali della donna. La società indiana lo vieta perentoriamente, e così in molti Paesi Africani, dove l’aborto è negato per motivazioni che esulano dalla protezione della salute della mamma; Nel continente Asiatico vale lo stesso discorso, le donne Siriane non hanno diritto di abortire se non per motivi che riguardano la propria salute e la stessa situazione riguarda le donne Iraniane o Filippine.
Persino a Malta l’aborto è illegale ed è l’unica delle nazioni dell’Unione Europea a proibirlo senza eccezioni insieme a San Marino.
Il dibattito sull’ammissione o meno dell’aborto è da sempre infuocato perché tira nel mezzo convinzioni etiche e religiose spingendo ciascuno di noi a fare i conti con la propria morale, e proprio alla luce dell’importanza che riveste è stato sin da subito al centro di importanti casi giurisprudenziali, come nel nostro Paese in cui vale per tutte la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 27 del 18 febbraio 1975, attraverso cui la Corte identificò l’aborto non più come un «affare di donne» ma venne elevato nello spazio pubblico e della legge, come una questione di cittadinanza.
Quel che è certo, in ogni caso, è che legalizzare l’aborto permettendo alla donna di decidere quando e se diventare madre, è oggi necessario in ogni società civile che abbia a cuore la tutela dei diritti fondamentali. Tuttavia, nonostante la maggior parte dei Paesi ammetta tale pratica, la donna che decide in tal senso viene spesso esposta a non poche difficoltà, siano esse tecniche ( si pensi all’elevato numero di medici obiettori ) o culturali.
Così, è proprio alla luce di quanto detto fino ad ora che il referendum del prossimo 19 Marzo rappresenta un momento importante poichè quanto sembra aprire uno spiraglio di luce nell’universo dei diritti femminili.
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