Prosegue ormai da diversi mesi il braccio di ferro che vede coinvolti gli Stati Uniti d’America e la Cina, con reali conseguenze per il mercato globale che coinvolgono migliaia di aziende nel mondo colpite, ad esempio, dalla sempre più preoccupante guerra dei dazi tra i due paesi. Ad essere coinvolta, in particolare, è stata la multinazionale Huawei, celebre produttore cinese di dispositivi mobili che negli ultimi anni ha visto crescere la sua popolarità in Occidente, con un aumento importante delle vendite, soprattutto in Europa.
Ma è proprio in questi giorni che si sta registrando un nuovo capitolo della guerra tra l’Amministrazione del Presidente Donald Trump e la stessa Huawei. Con veri e propri colpi di scena inaspettati. Se nei giorni scorsi il Dipartimento al Commercio statunitense ha inserito Huawei nella cosiddetta entity list, una sorta di lista nera delle entità commerciali, è oggi che si registrano le prime conseguenze reali.
Il provvedimento in questione, di fatto, impedisce alle aziende inserite all’interno di questa lista nera, e considerate potenzialmente pericolose per la sicurezza nazionale, di vendere la propria tecnologia negli USA ma anche di acquistare componenti da aziende statunitensi.
Ed è dopo questo provvedimento che, oggi, sono arrivate le prime conseguenze per Huawei. Diffuse inizialmente come indiscrezioni da Reuters e in seguito confermate in maniera ufficiale, è arrivata la decisione di Google che per adeguarsi alle disposizioni del governo americano, ha deciso di ritirare a Huawei la licenza che le consentiva l’utilizzo della piattaforma Android.
In questo modo Huawei, in futuro, potrà affidarsi esclusivamente alla versione open source di Android, che tuttavia presenta una serie di limitazioni, a partire dall’assenza del pacchetto di applicazioni Google, da Gmail a Maps, YouTube e molte altre. Ma soprattutto l’impossibilità futura di ricevere ulteriori aggiornamenti del sistema operativo e patch di sicurezza, elemento questo che metterebbe a rischio la sicurezza degli utenti.
Alla decisione di Google si è aggiunta quella dei principali produttori di chip statunitensi, che si sono adeguati al provvedimento firmato dal governo statunitense. Questo significa che anche Broadcom, Intel, Qualcomm e Xilinx hanno per il momento bloccato le forniture di componenti destinate a Huawei.
Le conseguenze future per i consumatori potrebbero essere importanti, considerando che Huawei è attualmente il secondo produttore di smartphone a livello mondiale, e vende ogni anno centinaia di milioni di dispositivi mobili basati sulla piattaforma Android. Per chi fosse preoccupato, tuttavia, sembra che la situazione per i dispositivi già in commercio resterà praticamente immutata.
A confermarlo, con un comunicato ufficiale, è stata la stessa Huawei:”Huawei ha dato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android in tutto il mondo. Come uno dei principali partner globali di Android, abbiamo lavorato a stretto contatto con la loro piattaforma open-source per sviluppare un ecosistema che ha portato benefici sia agli utenti che all’industria. Huawei continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti i prodotti Huawei e Honor esistenti per smartphone e tablet che coprono quelli venduti o ancora disponibili a livello globale. Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile, al fine di fornire la migliore esperienza per tutti gli utenti a livello globale”.
Allo stesso modo anche Google ha tranquillizzato i consumatori, dichiarando quanto segue:“Ci stiamo conformando all’ordine e stiamo valutando le ripercussioni. Per gli utenti dei nostri servizi, Google Play e le protezioni di sicurezza di Google Play Protect continueranno a funzionare sui dispositivi Huawei esistenti“.
Incerto, invece, appare il futuro e in particolare i dispositivi che verranno commercializzati nei prossimi mesi e anni. Una soluzione potrebbe essere il presunto sistema operativo al quale Huawei starebbe lavorando da qualche tempo, al centro di indiscrezioni nei mesi scorsi. Ma è difficile immaginare che, in breve tempo, una piattaforma mobile proprietaria che non offre l’accesso ai principali servizi Google possa attrarre i consumatori riuscendo a sostituire completamente una piattaforma come Android.
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