Vede la luce il goveno Conte: dopo un’empasse durata 88 giorni è stato raggiunto l’accordo tra Lega, M5s e Presidenza della Repubblica, dimostrandoci una volta di più che “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria” per citare il grande Ennio Flaiano.
Il governo Conte vedrà impegnati:
- Luigi di Maio (Vicepresidente e ministro del Lavoro, del Welfare, dello sviluppo)
- Matteo Salvini (Vicepresidente e ministro dell’interno)
- Enzo Moavero Milanesi (Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)
- Alfonso Bonafede (Ministro della giustizia)
- Elisabetta Trenta (Ministro della difesa)
- Riccardo Fraccaro (Ministro per i rapporti con il parlamento e per la democrazia diretta)
- Giulia Bongiorno (Ministro della pubblica amministrazione)
- Barbara Lezzi (Ministro per il sud)
- Lorenzo Fontana (Ministro per la famiglia e le disabilità)
- Paolo Savona (Ministro per gli affari europei)
- Giancarlo Giorgetti (Sottosegretario alla presidenza del consiglio e segretario del consiglio) [importante notare come sia stato incasellato proprio in questo incarico il numero 2 della lega, per bilanciare la figura di Conte indipendente ma in quota M5s]
Una squadra di governo che offre molti spunti interessanti, un ministero per la famiglia e le disabilità, in quota leghista, che, pur in coerenza con il programma del partito di Salvini sembra anche un tentativo di riavvicinarsi ad un mondo Cattolico che ha sempre fatto fatica a sposare le cause del Carroccio.
Savona su cui il Colle si era irrigidito la scorsa settimana quando era stato presentato da Lega e M5s in qualità di ministro dell’economia passa ora agli Affari Europei, tema a lui molto caro, ma sicuramente tale posizione è meno invasiva e d’impatto rispetto al dicastero dell’ economia dove evidentemente Mattarella temeva una sua influenza eccessiva, anche alla luce della visione in campo monetario dell’economista sardo, forse una delle voci più autorevoli per quanto riguarda l’abbandono della moneta unica europea.
Sicuramente la gestazione lunga di questo esecutivo, che davvero ha portato al parossismo la complessità tipica della fase post elettorale del nostro paese, è stata determinata da una legge elettorale inadeguata, approvata in fretta e solo grazie a grossi compromessi, un comportamento di voto che ha spezzato l’Italia in due tronconi, la caduta dei consensi di Berlusconi, reso così inabile a mantenere unita la coalizione di centro destra, la sinistra, orfana di un leader e Fratelli d’Italia costretto a continue capriole per seguire quelle dei due partner di governo, alternativamente assecondandole o opponendovisi. La presidenza della repubblica si conferma quale principio d’unità fondamentale per far fronte alle scosse centripete intrinseche del sistema Italia.
Foto credit: (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
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