1.2 miliardi ogni mese sono gli utenti che utilizzano WhatsApp, la popolare app di messaggistica che si è trasformata da tempo in una completa app per comunicare con amici e familiari attraverso le numerose funzionalità messe a disposizione dagli sviluppatori, rendendo questo software tra i più utilizzati al mondo ormai non più solo per motivi personali, ma sempre più spesso anche per questioni di lavoro, permettendo ad esempio di scambiare documenti importanti e molto altro.
Quanto questo genere di strumenti abbiano cambiato il modo in cui ogni giorno comunichiamo è ormai evidente, ma il lato negativo di questa rivoluzione tecnologica è data dal fatto che questi strumenti di comunicazione possono anche ripercuotersi sulla vita delle persone. Un esempio lampante di questo è dato da una recente sentenza del Tribunale Civile di Catania, che ha deciso come WhatsApp possa essere utilizzato dal datore di lavoro per licenziare un dipendente.
E’ ormai evidente come le principali piattaforme social siano diventate una parte integrante della nostra vita, ed è già accaduto in diverse occasioni che dipendenti di aziende siano stati licenziati a causa di dichiarazioni inadeguate affidate a semplici post sui social network, episodi che hanno fatto molto discutere. Adesso a finire al centro dell’attenzione è WhatsApp e la decisione del Tribunale di Catania di respingere il ricorso dell’ex dipendente di un’azienda.
Il caso, infatti, si riferisce ad una donna che ha portato in tribunale il suo datore di lavoro dopo essere stata licenziata attraverso un semplice messaggio su WhatsApp. La donna ha lamentato di aver ricevuto una notizia così importante per il suo futuro sull’app di messaggistica, ma il Tribunale ha deciso di dare ragione ai datori di lavoro. Secondo quanto si legge nella sentenza che ha di fatto respinto il ricorso, l’azienda può comunicare al dipendente il licenziamento attraverso un messaggio di chat, perché questo soddisfa l’obbligo della forma scritta a cui deve attenersi il datore di lavoro per la comunicazione.
Il messaggio su WhatsApp è considerato un documento informatico e consente, inoltre, di confermare l’avvenuta ricezione e lettura da parte del dipendente grazie all’apposita funzione offerta dall’app di messaggistica. La decisione del giudice del Lavoro, Mario Fiorentino, è data dal fatto che la legge non impone che il licenziamento debba avvenire necessariamente attraverso lettera raccomandata.
Si tratta di una sentenza importante che in futuro potrebbe essere presa in considerazione da altri tribunali per rendere validi licenziamenti comunicati attraverso strumenti informatici, donando anche a WhatsApp un’importanza sempre maggiore nelle nostre vite.
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