Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) segnala che nel mondo risultano sposate 650 milioni di bambine, nella maggior parte dei casi spinte dalle proprie famiglie, un fenomeno in forte aumento, che raggiungerà nel 2030 la cifra di 800 milioni. Anche Save the Children ha denunciato la situazione delle spose bambine, rendendo noto che ogni anno 12 milioni di bambine e giovani ragazze che hanno meno di 18 anni vengono date in sposa. Come riporta l’organizzazione, in Bangladesh, Mozambico, Repubblica Centro Africana, Niger e Sud Sudan più del 40% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni sono sposate. In India, sebbene sia in vigore una norma che li vieta, i matrimoni tra uomini adulti e bambine sono molto frequenti: nel 2017 sono stati 4,1 milioni (contro i 3,4 milioni dell’Africa Subsahariana). In Messico, soprattutto nello Stato di Guerrero, è in vigore un’attività terribile, nonostante i divieti imposti dalla legge: la bambine vengono date in spose dietro un corrispettivo in denaro, che si attesta intorno agli 8500 euro.
Le giovani ragazze spesso sono costrette a sposare uomini molto più grandi di loro senza potersi opporre, a causa di matrimoni combinati dai propri genitori, private dei loro diritti fondamentali. Questa situazione ha degli effetti drammatici sulle bambine per molti motivi. Le spose bambine sono costrette ad abbandonare la scuola, molto spesso subiscono violenze domestiche, fisiche e psicologiche, e un vero e proprio allontanamento dalla società, oltre alla privazione di ogni tipo di autonomia. Non raramente le giovani ragazze vanno incontro a gravidanze precoci con conseguenti rischi per la salute: secondo i dati dell’UNFPA le complicazioni connesse alla gravidanza e al parto sono tra le principali cause di morte per le adolescenti in tutto il mondo. Nel momento in cui le bambine entrano nella casa del proprio marito perdono ogni diritto, diventando delle vere e proprie schiave. Spesso si verificano castighi come gli incidenti dell’acqua bollente, perché quando le bambine provano ad opporsi vengono punite con l’acqua bollente, violenze che non sono denunciate perché vengono riportate come “incidenti domestici”.
Osservatorio Diritti ha riportato la storia di Ghulam Sughra Solangi, sposa bambina all’età di 12 anni, vittima di questo terribile sistema che è riuscita a vincere «Sono nata nel 1970 nel Sindh, in un villaggio rurale di 200-300 case. Mio padre era insegnante in una scuola pubblica. Mia madre era una casalinga: lei mi ha sempre sostenuto in ogni fase della mia vita. Con lei ho sempre condiviso tutto. In casa eravamo una figlia e tre figli maschi. Da bambina desideravo tanto andare a scuola, ma il mio sogno si è frantumato davanti alla tradizione locale per la quale le donne non hanno bisogno di uscire di casa e cercare un’istruzione. Mi sono dovuta sposare all’età di 12 anni. Quando ne avevo 20, mio marito mi ha abbandonato accusandomi di essere analfabeta e poco attraente. Dopo il mio divorzio, tutto ciò che mi restava erano i miei figli. Quando sono tornata a casa dai miei genitori, mi sono sentita respinta, umiliata, tanto da arrivare quasi al suicidio. Ma ho resistito e sono andata avanti. Ho cominciato a esprimere la mia volontà di andare a scuola, ma i miei fratelli me lo hanno impedito. Sono nata in una famiglia e un ambiente molto conservatori, è vero, ma sono cresciuta con un forte senso dell’uguaglianza e delle pari opportunità per le donne e con la volontà di fare tutto il possibile per contribuire al cambiamento. Il punto di svolta è avvenuto quando i miei fratelli hanno permesso che un mio cugino più anziano mi seguisse negli studi. Dopo quattro anni ho superato il primo esame di scuola. E non mi sono scoraggiata, nemmeno quando la gente mi umiliava e mi ridicolizzava. Per mantenere i miei figli e me, di sera fino a tardi facevo lavori di ricamo. L’indipendenza economica mi ha permesso di conquistare l’autonomia dai miei genitori e poter continuare a studiare».
Nei paesi dove il fenomeno delle spose bambine risulta una questione urgente da affrontare, opera in modo diretto ActionAid, accanto alle organizzazioni del posto che puntano a sradicare questa attività. Le operazioni di ActionAid si svolgono anche da remoto, dando modo a chiunque di partecipare a questa causa, adottando una bambina a distanza con un semplice ma fondamentale contributo, anche online tramite questa pagina.
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