Al via oggi la raccolta firme per rendere legale l’eutanasia attraverso referendum, un’iniziativa promossa dall‘Associazione Luca Coscioni, e che mira ad ottenere le 500.000 firme certificate necessarie entro il 30 settembre. Postazioni per rispondere a tale fine saranno predisposte da subito nelle città di Roma e Milano, e entro fine mese in tutta Italia.
Il testo del referendum è stato depositato in Corte di Cassazione il 20 aprile sotto la spinta dell’Associazione Luca Coscioni, e contempla l’abrogazione dell’art.579 del codice penale sull’omicidio del consenziente che così recita: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni. Si applicano le disposizioni relative all’omicidio se il fatto è commesso: 1) contro una persona minore degli anni diciotto; 2) contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; 3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno.” Tale articolo ostacola l’attuazione della cosiddetta “eutanasia attiva“, prevista dagli ordinamenti del Belgio e dell’Olanda.
L’Associazione Coscioni ha precisato che “in caso di approvazione si passerebbe dal modello della ‘indisponibilità della vita’, sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della ‘disponibilità della vita’ e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione repubblicana, ma che ora deve essere tradotto in pratica.”
“Il referendum, mira a tutelare anche i pazienti che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, come i malati di cancro, per i quali è comunque già intervenuta la Consulta” aveva chiarito Marco Cappato, come riportato da Il Fatto Quotidiano.
La prova che forse ci sia un cambiamento in atto deriva dalla decisione del Tribunale di Ancona, che per la prima volta ha contemplato la possibilità del suicidio assistito, per Mario, tetraplegico e colpito da altre gravi patologie da 10 anni, assistito dall’Associazione Coscioni. A Mario era stata vietata la possibilità di ricorrere al suicidio assistito, ma ieri il Tribunale ha rivisto la sua posizione, stabilendo che l’azienda sanitaria delle Marche dovrà analizzare il caso del paziente in questione, per verificare la presenza di condizioni per ricorrere al suicidio assistito. La decisione del Tribunale, una decisione storica in quanto adottata per la prima volta in Italia, avviene in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale del 25 settembre del 2019, la sentenza Cappato, la quale prevede che non sempre sussiste il reato per chi facilita il suicidio di una persona.
Anche la storia di Daniela, 37enne paziente oncologica, si inserisce in questo quadro. È morta il 5 giugno, a 37 anni, a causa di un tumore, esattamente 2 giorni prima che venissero fatti accertamenti per la possibilità di ricorrere al suicidio assistito.
Come ha affermato Cappato, “il referendum rappresenta il massimo strumento per permettere ai cittadini di decidere”.
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